Emergenza arsenico nel Lazio

la concentrazione della sostanza nell'organismo è oltre il doppio rispetto a quella nella popolazione generale. Maggiori concentrazioni sono state rilevate anche nei bambini. Questi i dati dello studio dell'Istituto superiore di Sanità sul rischio a Latina, Roma e Viterbo.

Un allarme su cui interviene anche il ministro della Salute Renato Balduzzi: ''E' una vera emergenza, per la cui soluzione non si può piu' aspettare'' ha detto dopo aver sentito in mattinata per telefono il governatore del Lazio. Balduzzi si dice ''soddisfatto'' del colloquio avuto con Zingaretti: ''Finalmente si vede un interessamento reale della Regione''. Tra i due è stato concordato un incontro che si svolgerà la prossima settimana tra rappresentanti della Regione Lazio, del ministero e di tutti gli enti e delle istituzioni interessati dal problema per affrontare al più presto i temi ad esso collegati e individuare le soluzioni possibili.

I nuovi risultati sono in via di pubblicazione su riviste scientifiche. E le analisi sono state condotte su campioni di unghie e urine di 269 soggetti sani (da 1 a 88 anni di età) residenti nelle aree a rischio. Nei viterbesi, la concentrazione della sostanza nelle unghie è risultata pari a 200 nanogrammi per grammo contro gli 82 nanogrammi di un gruppo di controllo nella popolazione generale. Per l'Oms l'arsenico è un elemento cancerogeno
per il quale l'Ue ha disposto già dal 2001 precisi limiti.

Ma a rischio è pure la catena alimentare. Concentrazioni di arsenico superiori ai livelli consentiti sono state infatti rilevate, ad esempio, nel pane prodotto sempre nell'area del viterbese.

Analisi sono in corso anche sugli ortaggi coltivati in tali aree. La causa è da individuarsi nella maggiore presenza di arsenico nei terreni ma pure nell'uso di acqua erogata dalla rete idrica - e 'fuori norma' rispetto alla concentrazione di arsenico - utilizzata per irrigare. Ciò significa che la popolazione di queste aree è soggetta ad una maggiore esposizione all'arsenico non solo per l'utilizzo dell'acqua ma anche attraverso la catena alimentare.

Dal primo gennaio in 40 comuni della Tuscia sono attive specifiche ordinanze per combattere il problema arsenico: i sindaci in pratica hanno dichiarato la non potabilità dell'acqua. In base alle ordinanze in vigore gli unici utilizzi consentiti sono il lavaggio di indumenti, stoviglie e ambienti, scarico water e impianti di riscaldamento. Vietato bere, cuocere, preparare alimenti e bevande, perfino lavarsi i denti. Non consentito fare la doccia nel caso in cui si abbiano patologie cutanee. Un allarme che il garante dei detenuti Angiolo Marroni estese a gennaio di questo anno anche alle carceri. Anche se il quadro è migliorato rispetto al 2009, rileva l'Istituto Superiore di Sanità, quando 'a rischio' per l'emergenza arsenico nell'acqua erano 90 Comuni del Lazio per un totale di 854.000 abitanti, oggi la situazione resta ancora di emergenza per 50 comuni complessivamente (45 della provincia di Viterbo e 5 di Roma con un totale di 260mila residenti).

Il Codacons intanto invita gli esercizi alimentari a chiedere ''i danni a Regione e ministeri, fino ad 1 mln di euro ad attività''. Il Codacons annuncia l'avvio di un' azione risarcitoria in favore di panetterie, ristoranti, pasticcerie costrette a utilizzare acqua contaminata dall'arsenico. ''I rischi per la salute legati all'arsenico sono elevatissimi, al punto da portare oggi il Codacons a chiedere alle Asl territoriali di intervenire, disponendo la chiusura di quegli esercizi commerciali costretti ad utilizzare acque contaminate per la produzione di alimenti - spiega il Presidente Carlo Rienzi -. Ma le attività non hanno alcuna colpa per la grave situazione determinatasi: per tale motivo abbiamo deciso di intervenire in loro soccorso.

(12 aprile 2013)

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