Fondo salva-borghi: 43 comuni della Tuscia in corsa per 160 milioni di euro

2021-09-16 

di Simone Lupino
VITERBO - Su sessanta comuni della Tuscia sono 43 quelli che potranno fare domanda per i fondi messi a disposizione dalla legge salva-borghi che prevede ''misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici''. La somma totale ammonta a 160 milioni di euro.
L'elenco dei potenziali beneficiari è stato pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale. Oltre cinquemila (5.518) i comuni italiani in possesso dei requisiti previsti dalla norma che va in soccorso, in particolare, dei centri con una popolazione al di sotto dei cinquemila abitanti (fa riferimento il censimento del 2011).
I comuni della Tuscia che compaiono nella lista sono i seguenti: Arlena di Castro, Bagnoregio, Barbarano Romano, Bassano in Teverina, Bassano Romano, Blera, Bolsena, Bomarzo, Calcata, Canepina, Capodimonte, Carbognano, Castel Sant'Elia, Castiglione in Teverina, Celleno, Cellere, Civitella d'Agliano, Corchiano, Faleria, Farnese, Gallese, Gradoli, Graffignano, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Latera, Lubriano, Marta, Monte Romano, Monterosi, Onano, Oriolo Romano, Piansano, Proceno, San Lorenzo Nuovo, Tessennano, Valentano, Vallerano, Vasanello, Vejano, Vignanello, Villa San Giovanni in Tuscia, Vitorchiano.
La legge salva-borghi fu approvata dal Parlamento nel 2017 e a distanza di quattro anni sta arrivando a piena attuazione. Promotore ne fu Ermete Realacci, all’epoca presidente della commissione ambiente della Camera dei deputati, che in una recente intervista al quotidiano La Repubblica ha definito il provvedimento ''una pietra miliare per la rinascita di migliaia di comuni al di sotto dei cinquemila abitanti''.
Oltre a questo parametro, la legge prevede altri requisiti che riguardano il dissesto idrogeologico, l’arretratezza economica, il decremento della popolazione, il disagio insediativo, l’inadeguatezza dei servizi sociali, la difficoltà di comunicazioni (stradali e telematiche), la densità demografica, l’appartenenza a unioni di comuni, la presenza di aree protette, comuni istituiti a seguito di fusioni e incorporazioni.
Gli interventi finanziabili spaziano dalla tutela dell’ambiente e dei beni culturali alla mitigazione del rischio idrogeologico, dalla salvaguardia e riqualificazione urbana dei centri storici alla messa in sicurezza di infrastrutture stradali e istituti scolastici. E ancora sarà possibile finanziare progetti per la promozione e lo sviluppo economico e sociale, l’insediamento di nuove attività produttive, la realizzazione e la messa in sicurezza di ciclovie.
Adesso manca ancora uno step. Infatti, per conoscere modalità e tempi di presentazione dei progetti da parte degli enti bisognerà attendere l’adozione del Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni.

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