La Bisentina, uno scrigno pieno di tesori

Capodimonte – L’isola BisentinaCapodimonte – L’isola Bisentina – La rocchetta di santa CaterinaCapodimonte – L’isola Bisentina – Il moloCapodimonte – L’isola Bisentina – La chiesa dei santi Giacomo e CristoforoCapodimonte – L’isola Bisentina – Una tomba etruscaCapodimonte – L’isola Bisentina – La cappella del crocifissoCapodimonte – L’isola Bisentina – Giardino all’italianaCapodimonte – L’isola Bisentina – AbitazioneCapodimonte – L’isola Bisentina – Il chiostro del convento francescanoCapodimonte – L’isola BisentinaCapodimonte – Sette chiese, come i sette paesi che affacciano sul lago di Bolsena, testimoni della preziosa storia dell’isola Bisentina. Come la chiesa dei santi Giacomo e Cristoforo. La più grande. Con la cupola disegnata dal Vignola e il contiguo convento francescano.Multimedia: Gallery: Alla scoperta dell’isola Bisentina – Il fascino dell’isola Bisentina – video“Questa chiesa è stata instaurata su una precedente chiesa, la chiesa di san Giovanni Battista. Ed è stata fatta costruire da Ranuccio Farnese il Vecchio, ovvero il nonno di Paolo III, il papa del ducato di Castro”. Lorella Maneschi, capo delegazione del Fai di Viterbo, lo spiega a un parterre d’eccezione. Al sindaco e alla vicesindaca di Capodimonte, al consigliere regionale Enrico Panunzi, al presidente della provincia Pietro Nocchi e della Croce Rossa Marco Sbocchia, ai comandanti della forze dell’ordine. Perché ieri e oggi tra i mille luoghi d’Italia aperti per le Giornate Fai di primavera c’è anche quel posto unico e magico che è l’isola Bisentina. “Era il cuore del ducato di Castro – continua Maneschi -, pensata come sacrario dei Farnese. Un luogo dove, una volta deceduti, avrebbero dovuto riposare gli appartenenti alla famiglia. Ma quando Castro, caduta, è stata rasa al suolo, l’isola è tornata proprietà della Chiesa. Per poi passare di mano in mano. Fino al 1912 quando è stata comprata dalla principessa Beatrice Spada, moglie del duca Fieschi Ravaschieri. È stata lei a riportarla agli antichi splendori, e i del Drago non sono altro che gli eredi di questi sposi”.E dopo quindici anni di abbandono, oggi l’isola ha un nuovo proprietario. La famiglia Rovati che, in accordo con la soprintendenza, ha già fatto partire i lavori di restauro. Ma ci vorranno due o tre anni per far tornare la Bisentina ai fasti di un tempo. Per far tornare a risplendere i gioielli di questo scrigno pieno di tesori. Perché oltre alla chiesa dei santi Giacomo e Cristoforo c’è anche la cappella del crocifisso, con affreschi del Quattrocento attribuiti alla scuola di Benozzo Gozzoli. O gli insediamenti preistorici e le tombe etrusche, ancora oggi visitabili e incastonati tra i giardini all’italiana e gli alberi secolari. Incastonati nell’azzurro del lago. O il tempietto a pianta ottagonale di santa Caterina, realizzato da Antonio da Sangallo il Giovane su un colombario etrusco. È conosciuto come la Rocchina, perché in miniatura riproduce la rocca di Capodimonte. E se la Rocchina, a sud, si erge sull’acqua da uno sperone di roccia di ventidue metri, a nord, con il suoi maestosi cinquantasei metri di altezza, si innalza il monte Tabor, da cui è possibile ammirare panorami incantevoli.L’isola Bisentina di fascino ne ha da vendere. E la sua storia è straordinaria e preziosa. Una storia di cui si fa testimone quel singolare intreccio tra arte e natura. Un intreccio disseminato in diciassette ettari di terra, strapiombi rocciosi, ulivi e lecci. Diciassette ettari capaci di rendere ancora più suggestivo il lago di Bolsena. Anche perché sull’isola Bisentina oscillano miti e antiche credenze. C’è chi la vuole custode di una delle porte d’accesso, l’unica in Italia, del leggendario regno sotterraneo di Agarthi (l’inaccessibile, in sanscrito), e chi popolata dai fantasmi. Ma una cosa è certa: l’isola Bisentina è una camera delle meraviglie. Una camera delle meraviglie normalmente impenetrabile, ma che ieri e oggi ha svelato i suoi gioielli più nascosti. Grazie al Fai.Raffaele StrocchiaThe post La Bisentina, uno scrigno pieno di tesori appeared first on Tusciaweb.eu.

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