MONIA DI BIAGIO

Su Scritturalia, il mio Sito Letterario & Laboratorio di Scrittura Creativa (http://moniadibiagio.mastertopforum.com/index) tra le tante, abbiamo anche la sezione "Il Vernacoliere" dove è possibile trovare tutti i dialetti d’Italia degli Iscritti, non poteva perciò mancare il dialetto “Capodimontano” dell’Amministratrice... Cioè il mio!

E per introdurre il lettore al "capodimontano", mi sono dilettata in questo esperimento dialettale... Spero i compaesani gradiranno ;0) !

“ 'L LACO ”

(N.B. Per la traduzione dei termini vedere sotto.)

Io so' Armanno, ditto 'l solengo,
lue adè Arfio 'l fio de la Fiora e de 'l poro "’n’ t’untà".

Semo du' pore ommine de laco,
pure noe,
come le nostre patre e le nostre matre,
le nostre nonne e pure le nostre bisnonne,
financo a tornà 'ndietro
‘nde’ le tempe più remote, a le nostre ave,
quanno de pescio ‘nde’ 'l laco le poteve trovà
quanto le voleve e pure mejo.

Noe signò,
namo a pescà tutte le giorne,
su pe’ ‘l laco,
e famo ‘sta vitaccia financo nu’ stireremo le cianche,
pe' guadagnà du’ spicciole
col sudore de la fronte.
Ce tocca partì pure quanno 'l laco nun adè pe le quale,
e la tramontana porta via pure le fronne!

Iere notte semo ite a buttà le rete,
la de lì, quasi 'n mezzo a le du’ isole
ndo' 'llaco è più profonno.
Stamane ce l'emo trove ‘na manciata de quelle pore bestiole,
ma armeno più granni de 'n fuscello.
Così arimessa 'mprova la barca,
se semo corche a mereo e ‘mpo’ l'emo magno,
co' "l'acqua cotta",
come je se dava ‘nde’ le tempe antiche,
emo acceso 'nfocarello, emo messo su 'l callaretto,
du cipolle, 'mpo de pane tosto e m'po' d'erba che 'n campo adè nata:
'n odore da stennete,
'n sapore 'n confonnibile,
'na bella magnata
ch'emo ‘ngoio co' 'n mezzo orcetto de vino bono, ma mezzo scialito!

Stanotte ce riannamo su pe’ 'l laco a buttà le rete,
ma domane se spera de trovacce l'pescio a iosa,
'l goregone 'l più bello!

© Monia Di Biagio.

***************

TRADUZIONE TERMINI & DIALETTOLOGIA (per i non capodimontani):

'L LACO= il lago

ARMANNO E ARFIO= molto spesso la "d" viene sostituita dalla doppia "n"; mentre la "l" quasi sempre viene sostituita dalla "r".

SOLENGO= solitario; l'utilizzo dei soprannomi è ancora vivissimo in un piccolo paese come Capodimonte (1500 anime) tutti conoscono il soprannome di tutti, e molto spesso a tutti sfugge il vero nonme e cognome della persona citata, quindi per far capire meglio ad un interlocutore di chi si tratta veramente, si fa ricorso alla parentela dicendo ad esempio, come sopra:

-‘l fio de la Fiora e de ‘l poro “ ‘n’ t’untà”.-

ovvero il figlio della signora Fiora (nome locale femminile che deriva dal fiume Fiora, fiume maremmano tra Lazio e Toscana, Capodimonte è difatti sul confine tra le due regioni) e di...ancora soprannome, usato più per gli uomini, “‘n’ t’untà”, che significa "non ti ungere", in quanto i soprannomi prendono spesso vita, da frasi che ci venivano ripetute da bambini, dal mestiere che si fa, dai tic che uno ha ecc.ecc.

Invece “’l poro” messo davanti a “ ‘n’ t’untà” significa sempre povero, vedi sotto, ma in questo caso è usato come "del fu" "‘n’ t’untà", del morto, del trapassato "’n’ t’untà"

SU PE’ ‘L LACO= sul lago

FINANCO= fino a quando

NU’= non

STIREREMO LE CIANCHE= cioè allungare le gambe, non nel senso di dormire ma proprio di morire!

DU' PORE OMMINE= due poveri uomini, riferito alla condizione economica!

NONNE, BISNONNE, PATRE, MATRE, AVE= tutti i nomi comuni di persona, o i nomi delle cose (albere, alberi; foche, fuochi; rete,reti...) al plurale, in capodimontano, perdono la “i” e la sostituiscono con la "e" finale e diventano quindi femminili!

'NDE'= in+dentro, cioè dentro.

E PURE MEJO= ed anche di più!

SEMO ITE= siamo andati

LA’ DE LI'= locuzione di luogo, che segue l'azione di indicare con il dito indice, un certo posto, sta a significare, "là,circa in quel punto"

‘NDO’= in + dove, cioè dove.

NUN ADE’ PE LA QUALE= “non essere per la quale”, ovvero nelle migliori condizioni, dicesi per condizioni fisiche ed atmosferiche.

LE FRONNE= le fronde degli alberi che costeggiano tutta la riva, segnale primo per i pescatori di che vento soffi e di quanto sia forte la tramontana (vento freddo del nord)

CE L'EMO TROVE= ne abbiamo trovati

PORE BESTIOLE= in questa espressione è possibile cogliere tutto il rispetto che i pescatori di professione avevano per il lago e per la sua flora e fauna: loro non pescavano il pesce per sport, ma per portare la "pagnotta" a casa. Non ne prendevano mai più del dovuto, e di certo sapevano bene per forma, misure, e specie di pesci quale era giusto tirare su con le reti o nel caso ributtare in acqua!

ARIMESSA 'N PROVA LA BARCA= tirata a riva.

CORCASSE A MEREO= sdraiarsi all'ombra

E L'EMO MAGNO= lo abbiamo mangiato

CALLARETTO= tipica pentola di rame, nella versione più costosa, o anche in ferro!

COME JE SE DAVA NDE LE TEMPE ANTICHE= come si faceva nel passato

DA STENNETE= da svenimento, una cosa tanto bella ed amata da togliere il fiato e far mancare i sensi.

ORCETTO= recipiente di coccio, immancabile compagno insieme al FIASCHETTO dei pescatori che con il vino si scaldano, quando sul lago d'inverno soffia bufera!

SCIALITO= scialito o sciapo, quando cioè il vino restando aperto ed all’aria troppo al lungo e perde il frizzantino!

LE RETE= le reti costruite ed intrecciate a mano e ricucite,ogni volta, ovvero dopo ogni battuta di pesca, dalle mogli dei pescatori, che nei tempi passati, (almeno fino una ventina di anni fa oggi non più, nessuno fa più il pescatore, o quasi, ce ne sono rimasti pochissimi), aspettavano i mariti a riva per raccogliere il pesce, pulirlo ed aggiustare le reti strappate.

'L GOREGONE= il coregone, un tipo di pesce d'acqua dolce tipico del lago di Bolsena. Ad agosto a Capodimonte c'è la sagra del coregone.

© Monia Di Biagio.

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