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Body Scan, la libertà persa nelle mutande

Ho letto da qualche parte che associazioni britanniche per la difesa dei bambini e la lotta alla pedopornografia si sarebbero dette contro le nuove tecniche di body scanning negli aeroporti perché lesive del diritto dei piccoli a non essere guardati in modo abusivo.

Uno mentre legge rumina subito sul giudizio da farsi, soprattutto quando leggi veloce, e allora su questa faccenda per un attimo sono stato d’accordo. Poi mi è parso chiaro che è un tipico inganno ideologico del nostro tempo: vedere un problema come se insistesse su una sola categoria di persone.

Insomma: dall’altra parte dello schermo c’è un addetto alla sicurezza, cioè un essere umano. Questo individuo è abilitato, per suo compito professionale, a guardarmi nella mia corporeità. Ora, mentre faccio una gran fatica a vedere la violazione del corpo infantile se non come violazione tout court, vedo con grande chiarezza quella del corpo di chiunque: bambino, adulto, novantenne, maschio femmina, grasso, magro ecc ecc.

E allora il tema è quello che ci propone il ministro Frattini, il vecchio patto: dare privacy in cambio di sicurezza. Ammesso e non concesso che più invasività dia meno pericolo, la mia contestazione vige proprio sul principi: dare privacy in cambio di sicurezza è un patto satanico che ci perde e soprattutto perde la libertà collettiva e personale.

Che per garantire sicurezza si debba possedere – a questo punto materialmente – il corpo del cittadino è una aberrazione che si pensava persa col bushismo. E’ un patto perverso e disuguale. Pensate solo alla possibilità che queste immagini vengano conservate. Pensate al livello di dettaglio, magari con domandine al volo davanti ad altri passeggeri, sulla natura di una certa ombra o di un certo rigonfiamento. Pensate al ministro imbecille che viene fuori con le statistiche e dice che bisogna mangiare meno pasta al ristorante perché si vede dai body scan che la gente è grassa. Pensate ai mille abusi che anche nel più efficiente e regolato (non si parla dell’Italia ovviamente) dei sistemi politici sono possibili. Ma pensate soprattutto al danno culturale: do la mia libertà in cambio di sicurezza. Da questo danno non potremo mai più riprenderci, perché è sempre il vero oggetto di ogni campagna sulla sicurezza: stringere sulla libertà per far fronte alla paura, il pedaggio dello stato sull’individuo.

Così, mentre brindavamo al 2010, e con la paura del nigeriano depresso con un preservativo pieno di esplosivo, ci siamo giocati un’altra fetta di libertà.

http://zambardino.blogautore.repubblica.it/2010/01/05/?ref=hpsbsx

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Commenti

Siccome noi tutti abbiamo cavita' corporee, le donne pure di piu', beate loro, la prossima mossa di Frattini sara' farci mettere a 4 zampe ai varchi con nerboruti agenti in guanti di latex e...privacy si, ma la sicurezza e' piu' importante!

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