''Trenta o quaranta colpi e lui ancora ansimava''

2019-09-17TUSCANIA – (b.b.) ''Trenta o quaranta colpi e lui ancora ansimava''. Aldo Sassara, il 77enne accusato dell’omicidio volontario del cognato, parla tra sé e sé in auto mentre racconta quanto sarebbe accaduto nel terreno di sua proprietà alle porte di Tuscania la vigilia di Ferragosto del 2016. Parla tra sé e sé, inconsapevole di essere intercettato, mentre racconta quelli che sarebbero stati, secondo gli inquirenti, gli ultimi istanti di vita di Angelo Gianlorenzo, ucciso a 83 anni.
''Tutti quei colpi e lui ancora ansimava'', avrebbe detto in una delle numerosissime intercettazione, finite al vaglio degli inquirenti. Lunghi monologhi in stretto dialetto martano – per cui è stata disposta una traduzione in italiano -, che ora lo inchioderebbero all’accusa: secondo la Procura sarebbe stato lui a massacrare mortalmente il cognato e a lasciarlo a terra senza vita il 14 agosto di tre anni fa in località San Savino.
Ad incastrarlo, per il pubblico ministero Massimiliano Siddi, ci sarebbero anche i filmati delle telecamere di videosorveglianza presenti tra Tuscania, Capodimonte e Marta: ''Si vede il 77enne di buon mattino andare verso il terreno, si vede passare anche il cognato – ha spiegato ieri mattina in aula uno dei carabinieri che ha portato avanti le indagini – poi successivamente le telecamere riprendono Sassara tornare indietro, da solo. Vestito in un altro modo''.
Casco bianco, camicia color mattone, pantaloni scuri e smanicato verde militare la mattina; camicia blu e pantaloncini il pomeriggio: ''Un elemento che ci ha spinto a pensare che il 77enne si sia cambiato e si sia disfatto degli indumenti sporchi del sangue della vittima''. Che però, come ha sottolineato la difesa dell’uomo, sono mai stati ritrovati.
Si tornerà in aula il 30 settembre per la nomina di un perito che traduca i lunghi monologhi di Sassara dal martano all’italiano.

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