Allarme per la salute del lago di Bolsena

2019-10-28
MONTEFIASCONE - (sim.lup.) - Allarme per lo stato di salute del lago di Bolsena. E’ quanto emerso al convegno organizzato venerdì scorso dal Comune di Montefiascone su fitofarmaci e pesticidi, una delle minacce contro cui si stanno battendo le amministrazioni locali insieme al progetto per la realizzazione di un impianto geotermico a Castel Giorgio.
''Il degrado ecologico in cui si trova oggi il lago è indicato da due fattori: l’aumento della presenza di fosforo, un dato che dal 2004 è raddoppiato e che alla lunga può portare all’eutrofizzazione delle sue acque. E, poi, la diminuzione sul fondale dei valori di ossigeno. Trend che vanno assolutamente invertiti''.
A dirlo è stato Georg Wallner, professore di Fisica all’Università di Monaco, socio delle maggiori associazioni che sono sorte negli anni a tutela lago di Bolsena e titolare di un’azienda agricola biologica a Capodimonte. Wallner ha presentato una relazione intitolata ''La salute del lago di Bolsena: l'impatto delle attività umane'', ricostruendo la storia del bacino (quello che conosciamo oggi si è formato circa 100mila anni fa al termine di fenomeni eruttivi iniziati 500mila anni prima) e spiegandone le caratteristiche: bacino imbrifero (quello che raccoglie le acque piovane) relativamente piccolo, ma acquifero notevolmente esteso, ''per cui se estraggo acqua a Castel Giorgio sottraggo acqua al bacino stesso del lago, perché tutto è interconnesso. Lo stesso discorso vale per l'inquinamento''.
Al momento il lago vive una delicata situazione di equilibrio dal punto di vista idrologico: ''Il lago ha molta acqua, ma la sua disponibilità è molto bassa. Non ci sono margini per ulteriori prelievi, se li dovessimo aumentare il lago rischierebbe di restare a secco come avvenuto a quello di Bracciano l’anno scorso''. Altro fattore che mette a rischio il lago di Bolsena è il tempo molto lungo che impiegano le sue acque per rinnovarsi, circa 300 anni. Ciò è dovuto alla bassa portata del suo emissario, il Fiume Marta: 0,9 metri cubi di acqua al secondo. ''Se non trova altre vie di uscita l’inquinamento si accumula'', ha detto sempre Wallner.
La vulnerabilità del lago è riconosciuta da direttive e norme. ''Il lago è una zona speciale e gode di speciali misure di protezione, tra queste l’obbligo di valutare l'incidenza di una nuova attività quando non può essere escluso che questo comprometta in modo significativo il sito. Norme che impongono di rifiutare un progetto quando non è dimostrata l’assenza di effetti che pregiudicano integrità del sito e l’obbligo al proponente di dimostrare che il progetto è innocuo''.
Il docente ha illustrato poi uno studio realizzato nel 2009 con il coinvolgimento dell’Università della Tuscia che individua tra le cause primarie del degrado del lago di Bolsena le attività umane. ''Le principali minacce sono rappresentate dall’inquinamento delle acque e dall’alterazione del bilancio idrologico. Mentre le minacce per il suo ecosistema sono l’urbanizzazione, la distruzione della vegetazione naturale e le monocolture''.
Wallner ha ricordato, infine, che si può preservare la salute del lago tramite leggi, ordinanze, misure di protezione e l’informazione. Ma che prima di tutto ''bisogna acquisire la consapevolezza che viviamo in un luogo dal valore unico''. Segnali positivi in questo senso sono arrivati da una manifestazione che si è svolta nei giorni scorsi in cui centinaia di persone hanno formato una gigantesca catena umana che abbracciava il lago.

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