Inquinamento: peggiora il lago di Bolsena, meglio Vico ma con alcune criticità

La Goletta dei Laghi di Legambiente presenta i risultati del monitoraggio
 
REGIONE – Su diciannove punti monitorati, dieci oltre i limiti di legge. Sul lago di Albano uno su tre è risultato inquinato, su quello di Bolsena cinque su otto. Nessuno nel bacino di Vico, quattro su sei nel lago di Bracciano.
 
E’ questo l’esito del monitoraggio scientifico della Goletta dei Laghi, la campagna di Legambiente per la salvaguardia dei bacini lacustri italiani, realizzata con il contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e Novamont e sostenuta nella tappa laziale dalla Provincia di Roma. I risultati delle analisi sono stati presentati stamattina da Federica Barbera, portavoce di Goletta dei Laghi, e Roberto Scacchi, direttore di Legambiente Lazio.
 
“L’obiettivo del monitoraggio di Goletta dei Laghi è quello di individuare i punti critici con particolare attenzione alle situazioni in cui intravediamo un rischio più elevato di inquinamento, così come viene indicato dal decreto legislativo 116/2008 – commenta Federica Barbera –. Abbiamo analizzato il carico batterico derivante da scarichi non depurati che minacciano la qualità delle acque. Anche nel caso dei laghi laziali, dunque, l’attenzione è stata focalizzata soprattutto alle foci e in tratti “sospetti” individuati grazie al lavoro dei circoli di Legambiente e alle segnalazioni dei cittadini. I rilievi del laboratorio mobile di Legambiente quindi non si sostituiscono a quelli degli enti istituzionalmente competenti ma vogliono integrarli con una fotografia puntuale”.
 
I prelievi e le analisi sono stati eseguiti dai tecnici del laboratorio mobile di Goletta dei laghi il 6 e 7 luglio. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) per individuare la presenza di scarichi civili non depurati e vengono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.
 
Sul bacino del lago Albano, già vessato dalle captazioni che ne abbassano costantemente il livello dell’acqua, è inquinato il campione prelevato a Castel Gandolfo a lago presso via spiaggia del lago 28. Sempre a Castel Gandolfo rimangono dentro i limiti di legge il prelievo effettuato presso l’incrocio tra via Spiaggia del lago e via Pian del lago e quello presso la foce del rio a metà del bosco sulla sponda orientale.
 
L’esito delle analisi sul lago di Vico presenta delle criticità: se dal punto di vista microbiologico i valori sono rassicuranti sia nel punto presso la spiaggia di Ronciglione, località Arenari, sia presso la spiaggia di Caprarola, località Scardenato, questo bacino vive però problematiche forti riguardanti la presenza dell’alga rossa alimentata dai concimi per i noccioleti dell’area, e dalla presenza della dismessa struttura militare della seconda guerra mondiale che ancora giace sul lato sud del bacino.
 
Meno positivo il monitoraggio sul lago di Bolsena. Sono cinque i punti in cui il carico batterico è tale da renderli inquinati: la foce del torrente presso il parco giochi a Montefiascone, la foce del fosso a S. Lorenzo Nuovo in località Prati Renari, la foce del fosso Cannello a Gradoli in località La Grata, il punto a lago presso la spiaggia in via Regina Margherita a Capodimonte e il punto a lago in corrispondenza della foce del fosso Canale a Bolsena. Entro i limiti la foce del fosso Ponticello a S. Lorenzo Nuovo in località Oppietti e a Marta sia l’incile dell’omonimo fiume nel porto sia il punto a lago presso la spiaggia in via Cava. Rispetto all’anno scorso sul Bolsena si confermano alcune criticità, come i punti a Montefiascone e a Capodimonte, e ne emergono altre: i punti a Bolsena e a San Lorenzo nuovo in località Prati Renari nel 2013 erano infatti risultati entro i limiti. Sul più grande dei laghi del Lazio le criticità sono molto legate all’anello circumlacuale del COBALB, ancora incompleto e con diverse stazioni di sollevamento idrico mal funzionanti.
 
Sul lago di Bracciano sono Fortemente inquinati in località Rio delle Mole, la foce del fosso Grotta Renara, e la foce del fosso della Lobbra a Bracciano. Ad Anguillara Sabazia fortemente inquinato il campione prelevato presso la chiusa dell’emissario Arrone e inquinato a monte della chiusa dell’Arrone. Inquinata a Trevignano la foce del canale in corrispondenza dell’incrocio tra via della Rena e via San Pietro. Entro i limiti di legge, invece, ad Anguillara Sabazia, il prelievo effettuato in corrispondenza del civico 42 di via Belloni e a Roma la foce del fosso Polline.
 
Rispetto allo scorso anno è aumentata quindi la percentuale di criticità totali rilevate nel Lazio: se infatti nel campionamento del 2013 emergevano otto punti critici sui ventitré monitorati, sono dieci su diciannove quelli emersi nel 2014, più del 50%.
“I risultati che presentiamo oggi, ci fanno pensare che per i nostri laghi, splendidi custodi di tanta biodiversità e bellezza, c’è urgente bisogno di risolvere le troppe criticità nuovamente emerse, –dichiara Roberto Scacchi, direttore di Legambiente Lazio – fattori inquinanti che provengono prettamente dai fossi che nei laghi si immettono. Gli esami batteriologici eseguiti dai tecnici della Goletta dei Laghi mostrano esiti negativi in più del 50% dei prelievi effettuati, occorre quindi potenziare, dal lago di Bolsena a quelli di Bracciano e Albano, gli investimenti regionali su reti fognarie, condotte circumlacuali e depurazione. Vanno messe poi subito in campo, da parte delle amministrazioni locali, indagini tecnico/territoriali per l’individuazione delle cause vere di ogni situazione inquinante, c’è bisogno di determinare le vetustà e i malfunzionamenti delle reti e delle stazioni di sollevamento fognario e vanno risaliti fisicamente i fossi per censire ed eliminare gli scarichi abusivi dell’entroterra. Abbiamo iniziato durante questa campagna, con amministrazioni, regione, parchi, cittadini e associazioni del Lago di Bracciano, a ragionare insieme sulle modalità di miglioramento dell’ecosistema – conclude Scacchi –: è indispensabile farlo per rilanciare ciascun splendido lago laziale, abbandonando eventuali sterili polemiche”.
 
Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell’olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega Antonio Mastrostefano, direttore della Comunicazione del COOU. L’olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino.
 
“Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Lo scorso anno nel Lazio il COOU ha raccolto 10.252 tonnellate di olio usato – 6.548 in provincia di Roma, 1.533 a Frosinone, 1.373 a Latina, 593 a Viterbo e 205 a Rieti – evitandone così lo sversamento nell’ambiente.

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