Talete: lunedì e martedì interruzione del flusso idrico tra Marta e Viterbo

PROVINCIA - “Causa interventi di manutenzione straordinaria della condotta idrica di adduzione da Capodimonte a Viterbo, sita in Strada Campo delle Rose, martedì 02/12/2014 verrà interrotto il flusso idropotabile dall’impianto di Monte Bisenzio al serbatoio Monte Iugo, dalle ore 8,00 a termine lavori (presumibilmente le ore 16,00).
 
Pertanto verrà meno l’erogazione idrica nelle seguenti strade nel territorio dei Comuni di Viterbo, Marta e Montefiascone:
Strada San Lario
Strada Martana (dal “dissetatoio” all’incrocio con Strada Provinciale Verentana)
Strada Pizzicagna
Strada Trinità (Serpepe)
Strada Campo Perello
Strada Campo delle Rose”

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tanto a noi che cingula.

VITERBO – Un esposto contro ignoti alla Procura della Repubblica di Viterbo presentato da cinque associazioni territoriali per far luce, una volta per tutte, sull’annoso problema dell’arsenico. Il tema delle acque contaminate torna dunque prepotentemente alla ribalta, con un’azione legale intrapresa da Solidarietà cittadina, Viterbo Venti Venti, Usb, Forum Acqua Pubblica e Rifondazione comunista, tesa ad accertare le responsabilità di chi avrebbe dovuto attivarsi per risolvere il problema ma che, in realtà, non ha fatto altro che crogiolarsi nel lassismo e nell’inefficienza.
“La problematica dell’arsenico – spiega l’avvocato Carlo Mezzetti – è noto sin dal 1998. Il 18 marzo del 2001 entra in vigore la legge che stabilisce il limite massimo di 10 microgrammi per litro. Il 25 dicembre 2003, ovvero 5 anni dopo il primo allarme, la quantità di arsenico doveva essere pari a 18 microgrammi per litro. Ma i livelli non furono raggiunti, tanto che il 28 ottobre 2010, dopo due deroghe nazionali, lo stato italiano ricevette un’ulteriore deroga che gli consentì di continuare a erogare acqua con presenza di arsenico pari però a 20 microgrammi (da non somministrare ai bambini sotto i tre anni e alle donne in gravidanza), anziché i 50 richiesti. Si va così avanti di deroga in deroga, sino a giungere al 31 dicembre 2012 allorché, appurata l’immutata situazione, i comuni vengono obbligati a emanare l’ordinanza di non potabilità delle acque.
Ebbene – prosegue Mezzetti – a 22 mesi da quell’ordinanza gli abitanti di questa provincia non hanno ancora la possibilità di poter usufruire a pieno dell’acqua. Tutto ciò è a mio avviso inconcepibile, ancor più alla luce di quanto si è potuto apprendere da vari studi sul tema.
Eccessi di mortalità nella provincia di Viterbo erano in effetti già state identificate nel 2012 da uno studio epistemologico della Regione Lazio, correlando tali incrementi alla presenza dell’arsenico. L’Organizzazione mondiale della sanità, da par suo, ha sempre invitato ad essere prudenti, asserendo che non si sarebbe mai dovuto andare oltre alla presenza di 5 microgrammi di arsenico per litro.
Eppure ad oggi, nonostante ciò, nel nostro territorio ci sono ancora dei centri che sono abbondantemente sopra i 15 microgrammi. Il tutto, ribadisco, nonostante la nocività dell’arsenico fosse ben nota. Interventi riparatori avrebbero dovuto essere messi in campo sin dal 2001, ma nessun ente si è mai preoccupato, come invece avrebbe dovuto, di informare una cittadinanza che, per oltre 10 anni, ha continuato tranquillamente a bere acqua contaminata in ogni luogo, anche in scuole e ospedali”.
Cosa ne è stato dunque degli interventi annunciati dalle varie istituzioni? “Da una nota della Regione Lazio, datata 2 ottobre 2014, siamo venuti a sapere che 28 dearsenificatori, relativi a 19 comuni, non sono ancora finiti; Bagnoregio e Grotte di Castro non hanno dearsenificatori funzionanti mentre alcuni paesi non ne hanno addirittura nemmeno uno.
In questa situazione drammatica – argomenta l’avvocato Mezzetti – sono ancora molti quelli che continuano a trincerarsi dietro una nota dell’Istituto Superiore di Sanità, in cui si prevedono ulteriori deroghe sino al 31 dicembre 2014. Peccato però che tali deroghe siano state ammesse solo ed unicamente per consentire a taluni enti di ultimare gli impianti, e che la suddetta nota, oltre a derogare, indichi anche la necessità di fornire alla cittadinanza almeno 5/6 litri di acqua dearsenificata al giorno. Ditemi ora se le casette dell’acqua presenti nel nostro territorio sono in grado di assicurare tale entità.
Mi sembra del tutto evidente – conclude – come nessuno stia di fatto risolvendo l’emergenza così come nessuno ha mai avuto il buon senso di illustrare un piano per ovviare in futuro a tale problematica. Credo pertanto che presentare un esposto alla Procura sia doveroso, affinché un domani, Viterbo non divenga teatro di situazioni tragiche a livello di salute pubblica, come purtroppo già accaduto a Porto Marghera e a Taranto. Nel caso poi in cui il fascicolo dovesse essere archiviato andremo ugualmente avanti, presentandone un altro al gip”.
Concordi con la disamina dell’avvocato anche i rappresentanti delle 5 associazioni promotrici dell’esposto: Maria Immordino di Solidarietà cittadina, Chiara Frontini di Viterbo Venti Venti, Francesco Lombardi del Forum Acqua Pubblica, Paola Celletti dell’Usb e Luigi Telli del circolo viterbese di Rifondazione Comunista.
“Il 31 dicembre 2014 – sottolinea Maria Immordino – scadrà l’ultima finta deroga che fa erogare acqua contaminata. Cosa faranno a quel punti le istituzioni?”
E Francesco Lombarsi aggiunge: “Tanti stanno chiedendo dei rimborsi. Ma, a mio avviso, non si può monetizzare la salute. Ci sono migliaia di cittadini che hanno assunto acqua non a norma a causa di responsabilità politiche. E’ ora che qualcuno si assuma le sue responsabilità”.
“Come l’acqua è satura di arsenico – incalza Chiara Frontini – noi siamo saturi delle bugie della politica. Facendoci portavoce dei cittadini, abbiamo voluto ergerci a promotori di provvedimenti tampone da portare avanti in attesa della soluzione definitiva. Tra questi, la creazione di una lista di persone che avrebbe dovuto portare acqua dearsenificata ai soggetti più disagiati; lista che però non è stata mai creata. I controlli periodici sulle casette poi, che avevamo chiesto di rendere pubblici, non sono stati mai presentati. Sono anni che vediamo delle non risposte da parte di tutti gli enti che avrebbero dovuto occuparsi della salute pubblica. Per questo ci siamo rivolti alla Procura, affinché si lavori per accertare le effettive responsabilità di quanto sta tuttora accadendo”.
La conclusione è affidata a Paola Celletti: “Dallo studio del servizio sanitario della Regione Lazio si evince un aumento del tumore al fegato e al polmone, così come in eccesso risultano quelli alla vescica, negli uomini, e ai reni, nelle donne. L’età di insorgenza di determinate malattie si sta inoltre abbassando radicalmente. In considerazione di ciò a noi non interessano risarcimenti economici, bensì che la salute pubblica venga tutelata. Per questo chiederemo alle istituzioni di poter sedere ai tavoli che verranno allestiti sul tema. La pazienza è finita; è giunto il momento di agire”.
Arsenico, presentato esposto in Procura
In: Cronaca, Evidenza, Giudiziaria, Primopiano 2, Sanità, Viterbo
22 ottobre 2014 - 13:09
Massimiliano Chindemi
http://www.ontuscia.it/cronaca/arsenico-presentato-esposto-in-procura-15...

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