2021-04-21di Stefano Marini Balestra
VITERBO - I Comuni che si affacciano sul Lago di Bolsena sono otto: Marta, Capodimonte, Valentano, Gradoli, Grotte di Castro, S. Lorenzo Nuovo, Bolsena e Montefiascone.
Secondo quanto trapelato, i loro rispettivi sindaci ed ex sindaci sono per la Procura della Repubblica di Viterbo nell’indagine condotta dal procuratore Capo dr. Auriemma e dai sostituti PM Dr. D’Arma e dr.ssa Eliana Dolce, responsabili dell’inquinamento delle acque del Lago. Con loro, però, ci sono gli ex responsabili del COBALB, i funzionari della Provincia di Viterbo, nessuno, però, della Regione Lazio.
Da anni, nelle acque del Lago sono apparse macchie scure, schiume e residui di scarichi domestici che hanno allarmato i fruitori del Lago tra i quali molti turisti stranieri nordeuropei che villeggiano nell’Alta Tuscia e bassa Umbria.
“Imputato” principale di questi “fenomeni” è sempre stato ritenuto l’imperfetto funzionamento dell’anello che “doveva” assicurare lo smaltimento delle acque reflue dei centri abitati rivieraschi e del bacino lacuale. Infatti, a parte l’incompletezza dell’opera cui mancano alcuni chilometri perché tutto il lago venisse cinto e protetto da scarichi fognari, ci si è messa la crisi del Consorzio COBALB, che privo di fondi non ha potuto assicurare la giusta manutenzione degli impianti, cosi da rendere non solo vani gli effetti benefici dell’anello, ma soprattutto incrementare inquinamento nei pressi delle stazioni di pompaggio inattive.
Presto sarà aperto un maxiprocesso che vedrà alla sbarra sindaci ed ex sindaci dei comuni che si affacciano sul Lago e sul quale hanno competenza di salute pubblica.
Ma sono proprio loro sindaci, di qualunque colore politico, quelli che da anni hanno lanciato un “grido di dolore” denunciando le carenze dell’impianto di raccolta e smaltimento acque sporche dei loro comuni non doverosamente trattate, quindi sparse sul lago in particolare, nella zona Est in modo preoccupante.
Il consorzio pubblico, privo di risorse che avrebbe dovuto fornire prima la Provincia e la Regione Lazio, è fallito e con esso tutta la necessaria manutenzione per cui, il collettore, da strumento di raccolta acque da inviare al depuratore verso il fiume Marta, è diventato strumento di inquinamento localizzato e pericoloso.
Il processo, ci auguriamo, servirà a per accertare chi veramente sia stato responsabile ed ancora oggi lo sia di ogni fenomeno di inquinamento delle acque de Lago di Bolsena.
Ma si sa, i maxiprocessi sono lunghi, spesso non fanno in tempo a finire prima di una sentenza anche di solo primo grado.
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