ETRUSCHI NELLA TUSCIA "IL MONTE BISENZIO"

 

 

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di Giacomo Mazzuoli

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Bisenzio



 

Come si arriva

Da Capodimonte, percorrendo la SP Verentana verso Valentano dopo pochi chilometri, prima che la strada cominci a salire è già visibile sulla destra, in prossimità del Lago, il Monte di Bisenzio. Si gira quindi a destra, lasciando la provinciale e dopo poche centinaia di metri c'è una stradina sulla destra, non percorribile in macchina, che conduce al Monte Bisenzio. Qui è visibile un bellissimo colombaio che si trova sulla cima del monte e dal quale si gode una veduta indimenticabile sul lago e sulle sue isole.

 

Il promontorio di Bisenzio si erge per un’altezza di oltre 400 m. a circa quattro chilometri a nord di Capodimonte, proprio di fronte all’isola Bisentina, che si specchia nelle acque del lago di Bolsena e che al Monte Bisenzio deve il suo nome.

I numerosissimi reperti di epoca villanoviana, etrusca e romana ritrovati sul monte, sulle sue pendici e nella zona antistante la riva del lago, documentano insediamenti antichissimi la cui fioritura è databile tra il  IX e il  VI sec. a.C.

Nella zona si contano non meno di dieci necropoli, le più importanti delle quali sono quelle in località Olmo Bello, Polledrara e Bucacce. La tipologia delle tombe è assai varia: sono infatti state rinvenute tombe a camera, a cassone, a pozzetto e a fossa. Bisenzio (o Bisenzo, secondo altra dizione ugualmente diffusa), indicata dallo storico latino Plinio il giovane come una delle più importanti città etrusche, manteneva relazioni commerciali con Tarquinia, al cui entroterra probabilmente apparteneva, con Vulci e con Vetulonia. Certamente rappresentava un importante snodo viario dell'Etruria interna.

Veduta dall'alto del Monte di Bisenzio (1)


Situla di bronzo proveniente dalla necropoli delle Bucacce (Museo Gregoriano etrusco)
 

Reperti provenienti dalla necropoli delle Bucacce. Bolsena, Museo territoriale (1)

 

L'antica città etrusca lasciò il posto nel V sec. A.C., in seguito all'occupazione romana,  alla nuova città di Visentum, che sarà  municipio della tribù Sabatina, per essere poi nuovamente distrutta al tempo delle invasioni barbariche. I suoi importantissimi ritrovamenti sono oggi conservati nei musei di tutto il mondo (da New York a Chicago, da Parigi a Copenaghen…). In Italia ricordiamo soprattutto il museo di Villa Giulia a Roma, il museo Etrusco Gregoriano in Vaticano, nonché i musei archeologici di Firenze e di Viterbo (Rocca Albornoz).

Di grande rilievo i reperti provenienti dalle necropoli delle Bucacce e di Olmo Bello:  da quest’ultima in particolare emerse un carrello per incensiere in bronzo, databile all'inizio del VII sec. A.C., decorato con figure plastiche rappresentanti guerrieri, animali, un’aratura e scene di caccia, oggi conservato a Villa Giulia a Roma.

Altro reperto cui è legata la fama di Bisenzio, pure a Villa Giulia e sempre dalla necropoli di Olmo Bello, è una situla in bronzo risalente alla fine dell’VIII sec. a.C. Al centro del coperchio è raffigurato un mostro incatenato – una sorta di animale fantastico seduto sul vertice – intorno al quale danzano guerrieri (o cacciatori) nudi itifallici disposti in circolo in due gruppi concentrici: il primo direttamente sul coperchio, il secondo - ben più ampio - più in basso, sul dorso dell’anfora. Difficile pensare che si tratti di cacciatori che esultano per la cattura della preda, o di guerrieri che festeggiano la vittoria su un improbabile nemico. Si potrebbe pensare a una scena rituale, una sorta di cerimonia o celebrazione legata ad un qualche culto che non conosciamo. Una curiosità: dagli scavi di Bisenzio è emersa anche una dentiera d’oro, testimonianza della grande abilità degli etruschi nella realizzazione di protesi dentarie, come peraltro documentato da numerosi altri reperti.

 

 
  (1) Foto G.Mazzuoli

 

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