2019-04-06BOLSENA – (S.C.) E’ un secco no alla coltivazione intensiva della nocciola quello che è emerso dalla riunione dei sindaci tenutasi ieri nella sala consiliare del comune di Bolsena. I primi cittadini di Bolsena, Montefiascone, Gradoli, Capodimonte, Marta, Grotte di Castro e Valentano sono tutti d’accordo nel proseguire la battaglia contro l’invasione di questa monocultura. Non sono pochi infatti i rischi ambientali: i noccioleti, oltre a non essere compatibili con il territorio lacustre, assorbono moltissima acqua e minerali dal terreno. A questo va aggiunto l'uso di diserbanti che finirebbero inevitabilmente con l'inquinare anche il lago.
''Tutti i sindaci presenti hanno manifestato la volontà di andare avanti e fermare l’espansione della coltivazione estensiva del nocciolo – dichiara Massimo Paolini, primo cittadino di Montefiascone -. Per far emergere il problema abbiamo deciso di elaborare un’ordinanza di divieto, ovviamente all’interno dei limiti di legge, per bloccare anche in futuro tutte le colture di questo tipo. La nostra volontà è quella di dare seguito a questo incontro: nelle prossime occasioni cercheremo di coinvolgere anche il prefetto, il presidente della provincia e magari anche la Regione. Dobbiamo tutelare l’ambiente e i cittadini’’.
Durante l’incontro è intervenuto anche Angelo Bertea, agronomo e presidente dell’associazione per la tutela del lago ''Bolsena Lago d’Europa’’. ''Accogliamo positivamente il lavoro di squadra fatto da tutti i sindaci – afferma Bertea -. Spero che questo possa essere lo stimolo per poter collaborare su tutti i temi che riguardano la tutela ambientale. Quello dell’invasione dei noccioli non è l’unico problema, dato che i fitofarmaci vengono utilizzati anche in altre colture. Crediamo che la questione possa essere da stimolo per sensibilizzare le autorità sullo stato di salute attuale e futuro del lago di Bolsena’’.
Prima di concludere, Bertea sottolinea la necessità di coinvolgere tutti gli enti possibili per evitare di danneggiare ulteriormente un bacino sensibile come quello di Bolsena. ''Sarebbe opportuno avere una autorità che vigili sui prelievi dalla falda acquifera – dice avviandosi alla conclusione l’agronomo -. Per difendere il lago è necessario sviluppare un lavoro collettivo di ricerca e di soluzioni: vanno coinvolte le amministrazioni, le associazioni del territorio, le organizzazioni professionali e l’università. Una base scientifica prima di prendere decisioni è fondamentale in ogni ruolo’’.
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