2015-01-17VITERBO - E' una delle feste più diffuse della Tuscia quella di Sant'Antonio Abate, tanto che circa 40 comuni su 60, tra il 17 e il 23 gennaio, celebreranno il protettore degli animali con una serie di iniziative folcloristico-religiose, alcune delle quali affondano le loro origini in riti pagani pre-cristiani. Tra l'altro, nel Viterbese, la festa di Sant'Antonio Abate segna la giornata d'apertura del Carnevale.
Quasi tutte le celebrazioni dedicate a Sant'Antonio Abate della Tuscia sono caratterizzate da alcuni elementi ricorrenti: su tutti la benedizione degli animali e il grande falò, il ''focarone'', che apre o chiude la festa. Molti paesi hanno in comune anche la figura del cosiddetto ''Signore'', cioè colui che oltre ad organizzare la festa sarà per un anno intero il custode dell'effigie del santo (a Canepina, ad esempio, il ''Signore'' custodisce la statua di Sant'Antonio nella propria abitazione, dove periodicamente organizza incontri di preghiera e novene).
Altro elemento molto diffuso è la distribuzione di biscotti, ciambelle dolci o salate e, in casi particolari, minestre. Ad Acquapendente, il mattino precedente al corteo con la carrozza del ''Signore'', viene infatti distribuita la minestra di fave cotta nella sacrestia della chiesa di San Rocco utilizzando un antico paiolo di oltre un metro di diametro.
Spesso, alla festa di Sant'Antonio Abate sono state abbinate sacre ed altre manifestazioni folcloristiche.
A Bassano Romano, ad esempio, il 17 gennaio si tiene la sacra della polenta. Nella piazza principale del paese viene allestito un grande pentolone per preparare la polenta da offrire ai passanti insieme a salsicce e vino locale.
A Tuscania, invece, l'abbinamento è con la Sagra della frittella al cavolfiore. Il cavolfiore viene impastellato con la farina, aromatizzato con cannella ed affogato nell'olio bollente. Le frittelle, velate di zucchero (gustose anche in versione salata), vengono distribuite calde e fragranti.
A Capranica, durante il focarone, vengono distribuite salsicce e bruschetta; a Capodimonte, la bruschetta distribuita durante il falò deve essere rigorosamente condita con olio di recente spremitura; a Farnese al fuoco di Sant'Antonio segue una degustazione di biscotto all'anice, grigliata di pancetta e fave all'olio novello.
Una delle feste di Sant'Antonio Abate più antiche e suggestive della Tuscia è quella che si tiene a Sutri, con la sfilata delle due 'Cavallerie'' cittadine (una sorta di congregazioni laiche d'origine contadina) ciascuna con il proprio stendardo raffigurante il santo, e dei cavalli riccamente e vivacemente bardati.
Sutri è l'unico paese della Tuscia, e forse d'Italia, in cui i cosiddetti ''capofamiglia'' (appartenenti alla ''Società vecchia'' e alla ''Società Nuova'') incaricati di custodire nelle loro case lo stendardo del santo, vengono ogni anno estratti a sorte. Lo stendardo viene collocato su coloriti altarini, nella camera più bella e, per una settimana, le porte di casa devono restare aperte a chiunque voglia far visita al santo. I padroni di casa in segno di benvenuto offrono loro biscotti, vino ed altre specialità locali. Altro momento saliente della festa di Sutri è la cosiddetta ''Corsa della stella'', una gara di abilità in cui sono impegnate due squadre di cavalieri al galoppo che si sfidano a colpire un bersaglio con la lancia. Tradizione, quest'ultima, che si è conservata anche a Canepina.
A Bagnania, frazione di Viterbo, si tiene invece il fuoco di Sant'Antnio, o ''fuoco sacro'' , più grande della provincia. Sulla piazza principale, di fronte alla chiesa dedicata al santo, viene acceso uno spettacolare falò alto più di 5 metri. Il comitato organizzatore, per tutta la serata, offre bevande e cibi tipici. La gente bivacca intorno al grande fuoco fino alle prime luci del giorno, bevendo vino e gustando dolci locali.
A Nepi e a Civita Castellana, Sant'Antonio Abate viene festeggiato la settimana successiva al 18 gennaio. Nel primo caso con una fiera di macchine agricole, nel secondo con l'apertura uffficiale del Carnevale.
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