2016-03-12VITERBO - Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Corrado Colizza, portavoce dell'Associazione Gruppo di Presenza
''Sono il portavoce di un'associazione di volontariato che ha la finalità di informarsi per dare informazioni. I nostri interessi riguardano la sostenibilità ambientale che concentriamo nel rapporto circolare ''uomo/ambiente/uomo''.
Abbiamo approfondito con una serie di 8 convegni il problema della radioattività naturale data dal gas Radon. La normativa nazionale, che deriva da quella dell'Euratom, fissa in 500 Bq/mc la concentrazione limite di radioattività in ambienti di lavoro, oltre la quale il datore di lavoro, rivolgendosi all'esperto qualificato, procede alle operazioni di bonifica.
Nel 2013 l'Arpa Lazio ha pubblicato i valori delle concentrazioni medie annue rilevate in locali privati di tutti i comuni laziali. Per la provincia di Viterbo si legge che in 28 Comuni (Bagnoreggio, Bassano Romano, Bomarzo, Caprarola, Cellere, San Lorenzo Nuovo, Soriano nel Cimino, Tarquinia, Tuscania, Vallerano, Vasanello, Villa S. Giovanni in Tuscia, Canepina, Capodimonte, Capranica, Carbognano, Civita castellana, Fabrica di Roma, Latera, Montefiascone, Nepi, Oriolo Romano, Ronciglione, Sutri, Vetralla, Viterbo) le concentrazioni rilevate, almeno in un caso, superano i 300 Bq/mc; di questi 14 (Canepina, Capodimonte, Capranica, Carbognano, Civita Castellana, Fabrica di Roma, Latera, Montefiascone, Nepi, Oriolo Romano, Ronciglione, Sutri, Vetralla, Viterbo) superano l'attuale limite nazionale che è pari a 500 Bq/mc, e tra questi 5 (Fabrica di Roma, Oriolo Romano, Nepi, Ronciglione, Sutri) superano il doppio del limite, mentre Nepi lo supera di quattro volte.
Occorre tener presente che abbiamo inserito il valore di 300 Bq/mc in quanto la nuova direttiva Euratom del 2013, che sarà recepita nella legislazione italiana entro il febbraio 2018, impone tale valore come limite per gli ambienti di lavoro e lo estende anche agli ambienti di vita come le abitazioni (se 500 Bq/mc sarà pericolosa nel 2018, crediamo che lo sia anche oggi).
Si ricorda che sia lo I.a.r.c. sia l'O.m.s., indicano nella radioattività dovuta al gas Radon l'aumento del rischio di contrarre il tumore polmonare per chi vive o lavora in ambienti che presentano una elevata concentrazione di radioattività.
Abbiamo richiesto un intervento operativo all'area della sanità della Regione Lazio che coordina i servizi di igiene e sanità pubblica. Inoltre, abbiamo sottolineato al nuovo assessore all'ambiente della Regione Lazio, Mauro Buschini, di proporre in giunta il piano regionale per la tutela dalle radiazioni previsto dalla L.r. n.14 del lontano 2005.
Vogliamo sottolineare che il mancato monitoraggio del Radon nei locali del plesso scolastico assoggetta sia i dipendenti che bambini e ragazzi all'aumento del rischio di contrarre la neoplasia polmonare. Analogo rischio possono correre i dipendenti comunali''.
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