2016-05-31di Domenico Cacciola
BOLSENA - Si svolgono stamani a Roma nella chiesa di San Lorenzo in Lucina alle ore 10,30 i funerali del Principe Giovanni del Drago, classe 1933, marchese di Rifreddo e figlio di Rodolfo e Anne Marie Wallace. Aveva 83 anni, e da tempo era malato. Fu sindaco, negli anni Settanta, di Bolsena e da proprietario dell’isola Bisentina curò personalmente il restauro e il rilancio culturale e mondano dell’isola sia nella parte monumentale ed architettonica che in quella del riassetto dei giardini, poiché pensava che il bello e la cultura salveranno il mondo dalla barbarie.
Il principe si sentiva particolarmente legato a questo specchio d’acqua vulcanico che gli aveva dato i natali e che per uno strano scherzo della natura ha lasciato affiorare due splendide isolette (la Bisentina appunto e la Martana) una delle quali acquistata dai suoi antenati nell’800. E’ un coro unanime di cordoglio e profondo rammarico quello raccolto raggiungendo al telefono i sindaci del comprensorio del lago. Paolo Equitani, sindaco di Bolsena, ne ricorda commosso la figura di gentiluomo e amministratore sempre attento ai bisogni della comunità, pronto a farsene carico in prima persona come quella volta che occorreva sostenere la Croce Rossa impegnata in una iniziativa benefica. Il principe aprì le porte del suo Palazzo per ospitare l’evento di raccolta fondi. Non sono da meno i sindaci di Marta, Lucia Catanesi e di Gradoli, Luigi Buzi, che pur non avendolo conosciuto, lamentano con la sua scomparsa una perdita incalcolabile.
Mario Fanelli, sindaco di Capodimonte, è invece tra coloro che hanno conosciuto e frequentato il Principe del Drago: ''Si andava spesso a mangiare alla Bussola da Costantino sul lungolago di Capodimonte - racconta il sindaco - un locale che ormai non c’è più. Venti anni fa ho avuto la fortuna di collaborare con il Principe a diversi progetti di rilancio del territorio di Capodimonte cui era legato. Lo ricordo - continua Fanelli - come una persona il cui prestigio derivante dal suo titolo nobiliare, non gli impediva di farsi umile tra gli umili, di non ostentare ma di rapportarsi con gli altri con gentilezza e profonda umanità''.
Don Giovanni, come lo chiamavano tutti è stato un imprenditore ed un nobile illuminato. Economizzava gli introiti per investirli nelle ristrutturazioni. Ascoltando i ricordi carichi di affetto, stima, riconoscenza di chi ne ha attraversato l’esistenza emerge subito un comune denominatore: Giovanni del Drago era una persona che non si è mai nascosta dietro un personaggio. Coltissimo, sensibile, raffinato, dal portamento elegante e signorile, è riuscito dal dopoguerra fino ai primi anni del 2000 a far rivivere i fasti perduti dell’isola Bisentina, non solo attraverso il restauro ed i recupero ma soprattutto aprendo a tutti visitatori, studiosi, amici, uomini e donne di cultura e spettacolo le porte di casa con memorabili concerti, eventi, incontri culturali e benefici.
Ed è proprio sulla beneficenza che il sindaco di Montefiascone, Luciano Cimarello, pesca dalla sua personale valigia di ricordi. ''Con l’Associazione 100 Borghi – racconta il sindaco - organizzammo una raccolta fondi per l’acquisto di un mammografo che necessitava all’Ospedale di Montefiascone. Andai dal Principe per coinvolgerlo nel progetto. Non esitò un istante. Volle sottoscrivere una importante donazione a titolo personale oltre alla disponibilità delle dimore di famiglia per la raccolta''.
A piangere il principe Del Drago, però, non sono solo amministratori e professionisti che hanno lavorato con lui. Un intero popolo che abita le rive del lago di Bolsena lo ricorda con commossa gratitudine e profondo rammarico. Tutti testimoniano e lodano le stesse virtù e si capisce che non sono frasi di circostanza. Raggiungiamo l’avvocato Marco Ricci amico e curatore del Principe: ''Era il pezzo più importante – si affretta a dire l’avvocato tradendo commozione – Bolsena non sarà più la stessa. Ci siamo conosciuti nei primi anni Ottanta. Era una persona squisita, brillante, un vero principe nell’accezione migliore del termine. Al disopra di ogni schieramento o faziosità capace di relazionarsi con chiunque, tuttavia senza mai venire meno agli obblighi del suo titolo. Ci legava – prosegue Ricci – un rapporto di amicizia e di lavoro che mi ha permesso nel tempo di apprezzarne le doti di altruismo e umanità di conoscenza delle cose del mondo e caparbia volontà di lasciare un segno importante nella terra che amava svisceratamente e che lo aveva partorito. Egli fu la vera anima dell’isola Bisentina''.
Due donne hanno accompagnato la vicenda umana di Don Giovanni Del Drago. Maria Ferrero e Maria Pace Guidotti. Entrambe vicinissime al Principe per motivi seppur diversi, hanno vissuto con lui momenti lunghi decenni. La prima come ''donna tuttofare'' ricorda la sua capacità di sorridere e sdrammatizzare sempre fino all’ultimo, anche in punto di morte. ''Amava viaggiare – racconta Maria Ferrero – ma di più stare a Bolsena. Il suo legame con il lago era qualcosa di viscerale, un amore sconfinato. Aveva un debole per i fiori, le ortensie in particolare. Pensi – prosegue nel suo racconto la donna – alcune di queste piante predilette hanno più di 50 anni. Credo sarebbe felice di riposare tra i fiori e le piante della sua isola''.
Maria Pace Guidotti è un fiume in piena di ricordi. La sua voce tradisce ammirazione ed affetto, dolore per la perdita e nostalgia per gli anni vissuti a studiare l’isola ed il Palazzo di Bolsena. Si perché Maria Guidotti è stata la ''prima guida'' dell’isola Bisentina incoraggiata ed istruita dallo stesso Principe. ''In realtà è stato don Giovanni del Drago la mia guida, il mio maestro – spiega Maria – lo conosco da quando avevo sei anni. Oggi gli ho dato l’ultimo saluto. Ha fatto moltissimo per Bolsena, per l’isola che subito dopo la guerra era una selva impenetrabile o per il Castello ridotto in rovina e con l’acqua che entrava dappertutto. Il principe ha restaurato e fatto rivivere, anche grazie alla sua presenza tutto questo, dalle strutture ai giardini, dagli affreschi del 1500 agli arredi. Un mago del bello, un esteta, un maestro''.
Il racconto di Maria Guidotti si colora di aneddoti e presenze d’altri tempi, di storie ed acquisti importanti. ''Giovanni era una persona dalla sensibilità particolare, prosegue Maria - un uomo veramente moderno, perfettamente calato nel suo tempo ma che non ha mai voltato le spalle alla tradizione, alla storia. Non sopportava le ingiustizie, le offese alla natura ed all’ambiente, era profondo e meditativo amava le persone allegre e semplici e, insomma, non gli si poteva nascondere mai niente. I suoi salotti hanno ospitato personalità importantissime del mondo dell’arte e della cultura basta solo citare il suo amico Balthus il celebre pittore e direttore dell’Accademia di Francia a Roma''.
Una delle ultime acquisizione di Giovanni Del Drago è stata una terracotta invetriata colorata di Luca della Robbia. Si tratta di una Natività della fine del 1400 che ora fa bella mostra di se nel palazzo di Bolsena in una nicchia che pare creata apposta per lei e che negli anni, per Natale, durante la messa di famiglia attirava lo sguardo e le preghiere.
E’ volontà del nipote Ferdinando del Drago che ha assistito amorevolmente il parente fino all’ultimo respiro commemorarne la vita e la scomparsa al più presto aprendo le porte del Palazzo di Bolsena e tutti coloro (ma non solo) che hanno amato e conosciuto il vecchio principe. Guardando l’isola Bisentina in questo inizio di quasi estate e ripensando al nobile scomparso, il pensiero va ai due leoni, di cui uno monumentale posto a guardia dello specchio d’acqua antistante, sulla lingua di terra orientale dell’isola, mentre salutano il suo ultimo proprietario ruggendo al tramonto.
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