2018-04-20MARTA – ''Appena vi togliete la divisa, vi faccio correre come dei topi, brutti bastardi! Mi avete rovinato la vita, ma non ci sono riuscite tre caserme a fermarmi. Non ci riuscirete di certo in due''. Fermato al posto di blocco per un normale controllo della viabilità stradale, D.G. non ci avrebbe pensato due volte a dare in escandescenze, tentando addirittura di mettere le mani addosso a uno degli uomini dell’Arma.
''Non aveva la cintura di sicurezza e l’assicurazione era scaduta'' spiega in aula il carabiniere. Due annotazioni e un verbale che immediatamente avrebbero scatenato la reazione del giovane, oggi imputato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Ma non solo. Su di lui anche l’accusa di furto.
Era il 17 dicembre del 2016 quando D.G. venne fermato dalla pattuglia a Capodimonte: alla guida dell’utilitaria bianca, la compagna. Pochi minuti prima, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, la coppia avrebbe tentato di svaligiare un appartamento sul lungolago. In aula, il racconto della vittima.
''Ero ancora a letto quando ho sentito suonare il citofono – spiega – credevo fosse il postino, così non mi sono alzato''. Poi il rumore sordo. ''Ho pensato che mia madre fosse caduta dal letto e mi sono precipitato in sala''.
Davanti a lui un uomo incappucciato che aveva appena sfondato la porta. ''Aveva il volto coperto: l’ho riconosciuto immediatamente''.
Alla vista del padrone di casa – inaspettatamente all’interno dell’appartamento – D.G. si sarebbe dato alla fuga.
''Mi sono messo ad urlare per lo spavento: mi sono affacciato dal balcone e l’ho visto salire su una macchina bianca''.
Immediata la denuncia in caserma. E un processo per furto, resistenza e oltraggio: la sentenza a settembre.
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