L’alluvione a Orte nel 2012L’alluvione del 2005 a Marina VelcaViterbo – Frane e alluvioni, la Tuscia è fragile.L’erosione naturale del terreno, accelerata dai cambiamenti climatici, la cementificazione selvaggia e la scarsa manutenzione dei sistemi di sicurezza, mette a repentaglio la salute ambientale di tutta la provincia di Viterbo.Articoli: Ambiente, la Tuscia a rischio idrogeologico – Cementificazione, Monterosi maglia nera della provinciaI dati del rapporto Ispra del luglio 2018, intrecciati con quelli del Piano d’assetto idrogeologico regionale e del Geoportale del ministero dell’Ambiente, delineano un quadro preoccupante per i cittadini della Tuscia.Tutti e 60 i comuni della Tuscia, infatti, presentano nel loro territorio delle aree classificate ad alta pericolosità idrogeologica. 22 di questi, cioè il 36,7%, devono fronteggiare addirittura il pericolo combinato di frane e alluvioni.Tuttavia, quando si parla di pericolo idrogeologico, bisogna fare attenzione a non confondersi col rischio. “Il concetto di pericolo – spiega il dottore forestale Diego Marzoli – considera la frequenza con cui un fenomeno può verificarsi su uno stesso territorio. Il concetto di rischio, invece, prevede il danno che il fenomeno può provocare alle attività dell’uomo. La mancata presenza dell’uomo fa sì che un’area a pericolo idrogeologico altissimo possa essere contemporaneamente a rischio nullo”.Concentrando l’attenzione solo sul rischio idrogeologico, la provincia di Viterbo presenta delle chiazze sparse su tutto il suo territorio dove edifici di varia natura sono sorti in condizioni di grande precarietà.L’atlante delle situazioni a rischio frana della Tuscia fissa sulla mappa località prese da ben 25 comuni diversi, molte delle quali classificate come R4, cioè rischio massimo. Presenti gran parte degli insediamenti costruiti in antichità sulle rupi tufacee. Il lungo elenco comprende Acquapendente (comprese le frazioni di Trevinano e Torre Alfina), Bagnoregio (compresa, ovviamente, Civita), Bassano in Teverina, Bomarzo (compresa la frazione di Mugnano), Calcata, Canepina, Carbognano, Castel Sant’Elia, la frazione di Sermugnano a Castiglione in Teverina, Celleno, Civita Castellana, Civitella d’Agliano, Corchiano, Fabrica di Roma, Gallese, la frazione di Sipicciano a Graffignano, Lubriano, Proceno, Ronciglione, Sutri, Vallerano e Vitorchiano.Ai borghi antichi si aggiungono zone dove l’intervento dell’uomo è arrivato in epoche più recenti, come la strada provinciale Castiglionese all’altezza di Castiglione in Teverina o le colline delle Grazie e Case Rossi a Orte.Case Rossi che si segnala anche per un elevatissimo rischio alluvionale, dovuto alla presenza dei canali di scolo delle acque piovane da Orte Scalo verso il Tevere, proprio in corrispondenza della confluenza col Nera. In altre parole, la zona della stazione ferroviaria ortana è da monitorare con grande attenzione, anche a causa dell’alta densità abitativa, e gli allagamenti ripetutisi con frequenza negli ultimi anni lo confermano.Le aree a rischio idraulico più estese della provincia, però, si trovano sul litorale tra Montalto e Tarquinia. A Marina Velca, Voltone e Lido di Tarquinia, tra le foci del Marta e del Mignone, intere zone abitate sono contrassegnate col marchio blu della massima precarietà.Non è completamente esente da rischi nemmeno il lago di Bolsena. Piccoli settori sul lungolago di Capodimonte e alcune zone del centro di Bolsena potrebbero subire pesantemente gli effetti di un’inondazione.Anche immediatamente fuori dai confini della Tuscia non c’è di che stare tranquilli. L’intero abitato di Narni Scalo, a pochi chilometri da Orte, è classificato a rischio alluvione, così come Casa del Corto, una frazione del comune senese di Piancastagnaio, vicinissima al territorio di Acquapendente.The post Frane e alluvioni, la Tuscia è fragile appeared first on Tusciaweb.eu.
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