di Serena Biancherini
NewTuscia – SAN LORENZO NUOVO – Avvenuta in sala Consigliare la presentazione dei due volumi relativi al progetto “Dal solco alla trincea. La Grande Guerra nel territorio del lago di Bolsena attraverso i suoi protagonisti”, si è rivelata un prezioso approccio propedeutico alla storia degli ultimi 100 anni, alla vita e alla società moderna prendendo in esame gli effetti sulle comunità intorno al lago di Bolsena e rendendo possibile ricostruire lo scenario su una scala più ampia.
La Grande Guerra è stata passata sotto lenti a gradiente politico, sociale ed economico tramite documenti storici, non ultimi quelli messi a disposizione dagli Archivi dei comuni coinvolti nel progetto che hanno fornito il materiale per l’opera. Acquapendente, San Lorenzo Nuovo, Bolsena, Montefiascone, Capodimonte, Ischia di Castro, Grotte di Castro, Gradoli, Marta e Valentano fanno parte del Sistema Bibliotecario Lago di Bolsena, ideatore della ricerca che a porta alla realizzazione di due libri composti di 10 e 11 saggi. All’incontro hanno preso la parola oltre al sindaco Massimo Bambini, tre degli autori.
Alle 17.00 in una sala Consiliare dalle luci leggermente soffuse, le pagine della presentazione venivano proiettate sulla parete alle spalle degli oratori e Marcello Rossi dava il via ad una panoramica di ciò che ha portato alla stesura delle due monografie.
Una prospettiva a cento anni dalla sua conclusione della prima Grande Guerra, la prima guerra non solo per estensione ma per il numero di morti e per i danni alle popolazioni, osservata nei suoi aspetti più umani grazie alle fonti, documenti, foto, lettere private e atti, sparse negli archivi in un guazzabuglio di carte scritte a caratteri precisi che ricordava gli altrettanto ordinati squadroni di soldati dispersi sui i campi alla fine di una battaglia.
Non è stato facile mettere ordine tra i documenti relativi agli anni 1915 – 1918 e un grazie va sicuramente rivolto a chi ha eseguito un lavoro tanto certosino; si può dire però che la fatica è stata premiata con un ottimo risultato. Interessante e accurato non solo per gli appassionati di storia, ma per la gente “comune” che è riuscita ad associare spesso un volto al nome nero su bianco di un caduto seguendo il filo di parentele che culmina con nipoti e figli ancora in vita e conosciuti.
Tra i partecipanti all’incontro serpeggiavano di tanto in tanto sussurri sul nonno del marito di… o sullo zio del vecchio signor tale: questo ha reso tutto più umanamente vicino. Di colpo smette di essere storia e diventa vita. Lo stesso senso di commemorazione che ha indotto la popolazione di quel periodo a ricordare i caduti con targhe, monumenti e parchi ha spinto alla riscoperta e alla classificazione degli stessi con quest’opera di ricerca e all’attenzione con cui è stata accolta. E’ stato creato anche un sito che fornisce informazioni sui monumenti che si osservano per strada e il primo volume si concentra proprio su questo aspetto. Reca il titolo “Il lutto e la memoria: i monumenti ai caduti”.
La forma che assunto il dolore è forgiata nel ferro e scolpita nella pietra ma purtroppo in maniera incompleta: come sottolineato dall’autrice Raffaella Bruti i nomi di alcune persone sono stati tralasciati, almeno inizialmente, perché risultavano dispersi o non registrati. Un errore forse comprensibile in tempo di guerra dove i dipendenti dei comuni venivano sovraccaricati di responsabilità e lavoro mentre le loro coscienze subivano la pressione di chi rimane a guardare. E’ un esempio lampante la decisione coraggiosa del sindaco di San Lorenzo Nuovo allora in carica, Giulio Vallati, di dimettersi e riscattare il suo diritto di andare a combattere per la patria. Ecco allora come la guerra entra a far parte della vita quotidiana, bisognò eleggere un nuovo sindaco. Bisognò anche trovare chi lavorasse nei campi al posto degli uomini e chi imparasse un mestiere da tramandare perché con il primo cittadino partirono molti uomini tra i 18 e i 40 anni.
I morti negli 11 comuni del Sistema Bibliotecario ammontano a 730, eppure la fame e la povertà che si sono sparse tra le famiglie di chi andava al fronte hanno causato non meno danni, seppur a livello diverso. Il secondo libro, “L’altra guerra: il fronte interno” lo mette in chiaro.
La sottrazione al lavoro braccia allenate in paesi che basavano la sopravvivenza- nel caso di San Lorenzo – sulla raccolta del grano e dell’uva ha fatto man bassa di raccolti e piccoli risparmi. I sussidi non sempre venivano concessi e comunque risultavano insufficienti, le associazioni private erano molto attive, ma la situazione rimaneva drastica per gran parte della popolazione. Sono stati ritrovati molti appelli per richiamare temporaneamente giovani dalla guerra per il raccolto, ovviamente con scarsi risultati. Una catastrofe per l’economia.
Le condizioni di San Lorenzo esposte dalla nostra bibliotecaria, Tiziana Fiordiponti, coadiuvata da foto di lettere, appelli e comunicati ufficiali, hanno destato molto interesse tra i presenti coronando la presentazione prima del gentile omaggio dei due libri per ogni partecipante.
La conclusione della giornata è avvenuta con il taglio del nastro alla mostra nella biblioteca comunale che resterà aperta fino al 23 novembre.
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