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Deposito scorie: ''Autorizzazione dal 2029, nel 2039 la messa in esercizio''
di Fabio Tornatore
VITERBO - La procedura per la costruzione di un deposito per scorie radioattive a bassa e bassissima intensità prevede l'autorizzazione unica entro il 2029, e la messa in esercizio presumibilmente entro il 2039. Lo riferisce il Corriere della Sera, che riporta le parole del ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto Fratin nell'audizione alla Camera sullo smaltimento delle scorie nucleari. Il ministro avrebbe anche riferito sulla necessità di individuare un deposito di stoccaggio temporaneo per i rifiuti nucleari a media e alta intensità.
'Sulla base delle stime più recenti fornite dalla Sogin' riferisce il ministro 'orientativamente si ritiene che si possa prevedere per 2029 il rilascio del provvedimento di autorizzazione unica e per il 2039 la messa in esercizio del deposito nazionale'.
Il ministro avrebbe anche riferito, come riporta il Corriere della Sera, sulla necessità di individuare una struttura temporanea (il centro di stoccaggio alta intensità - Csa) per i rifiuti radioattivi a media e alta intensità e il combustibile irraggiato, nell'attesa di una soluzione per il loro smaltimento in un deposito geologico 'internazionale come opzione preferita o, in alternativa, sul territorio nazionale'. Il programma di studi e qualificazione preliminari per la realizzazione di un deposito geologico nazionale potrebbero partire dal 2050.
Deposito scorie. Pichetto Fratin: ''O si fanno avanti i territori o decide il governo''
di Fabio Tornatore
VITERBO - 'O si fanno avanti i territori o decide il governo', queste le parole del ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto Fratin, riportate dal Corriere della Sera, all'audizione alla Camera sullo smaltimento delle scorie nucleari e sull'individuazione delle aree idonee allo sviluppo di impianti per la produzione di energie rinnovabili.
'Non è più un tema rinviabile' avrebbe detto il ministro 'sul quale delineare una strategia condivisa con i territori di ampio respiro'. Dopo l'approvazione della Carta nazionale delle aree idonee per l'ubicazione del deposito per i rifiuti nucleari a bassa intensità l'iter prevede l'acquisizione di manifestazioni d'interesse aperta a Comuni e Regioni. 'Nel caso in cui si riscontri l'assenza di manifestazioni spontanee o la mancata definizione dell'intesa' continua il ministro Pichetto Fratin 'saranno attivati dei comitati interistituzionali misti Stato-Regioni, come forma ulteriore di sollecitazione alla leale collaborazione, e sarà ricercata l'intesa della Conferenza Unificata'.
'Ove non si riesca a costituire il suddetto comitato o in caso di mancato raggiungimento delle intese sui singoli siti' conclude il ministro dell'ambiente 'la decisione sarà assunta con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, integrato con la partecipazione del presidente della Regione interessata'.
Addio ad Alvaro Vitali, liconico Pierino che recitò anche nella Tuscia
VITERBO – Una notizia che colpisce un po’ tutti… nella serata di martedì si è spento all’età di 75 anni Alvaro Vitali, conosciuto nel mondo del cinema grazie alla sua interpretazione di Pierino, personaggio di fantasia utilizzato come soggetto e protagonista di molte barzellette.
La cinematografia a cui deve la sua fama appartiene al mondo della “commedia sexy all’italiana”; tra i film a cui ha preso parte, uno in particolare ha visto protagonista la nostra terra: il film “Mortacci”, pellicola del 1989 diretto da Sergio Citti.
La Trama
Domenico, custode corrotto di un cimitero, ruba dalle tombe mentre le anime dei defunti attendono l'oblio per poter lasciare quel luogo di passaggio. Tra loro ci sono personaggi eccentrici e tragicomici con storie assurde di morte. Il confine tra vivi e morti si sfuma quando anche Domenico e altri ancora in vita finiscono nel mondo dei defunti. Alla fine, il cimitero resta senza custode, e i vivi si chiedono dove sia finito. Tra i membri del cast figurano Vittorio Gassman e Mariangela Melato, mentre avrebbero dovuto prendere parte al cast anche nomi del calibro di Roberto Benigni, Carlo Verdoni e Massimo Troisi, che rinunciarono per via di alcune incomprensioni con il regista.
Dove è girata la pellicola, e che ruolo ha Vitali in essa?
Il film è girato per lo più tra Faleria e Calcata, dove viene collocato l’immaginario borgo di Sottomonte; riconoscibili nella pellicola alcune vie di Faleria, Palazzo Anguillara, la chiesa di San Gregorio. Vitali in questa pellicola farà la parte di Torquato Guglielmi, figlio scalcinato e opportunista di Torquato, che specula sulla salma dell’americano Archibald Williams (spedita per errore al posto del padre), tentando di trarre profitto da questa “confusione”.
Caldo torrido in ufficio: il diritto allaria condizionata non è un optional
di SDA
CIVITA CASTELLANA - Con l’arrivo dell’estate e l’innalzarsi delle temperature, la climatizzazione negli ambienti di lavoro torna al centro dell’attenzione, soprattutto quando si tratta di tutela della salute dei lavoratori. In contesti come uffici amministrativi e strutture sanitarie, garantire una temperatura adeguata non è solo una questione di comfort, ma un preciso obbligo normativo.
La domanda è ricorrente: i lavoratori hanno diritto all’aria condizionata in ufficio? La risposta è sì, a determinate condizioni, come stabilito dal Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs. 81/2008). In particolare, l’Allegato IV stabilisce che:
la temperatura negli ambienti lavorativi deve essere adeguata all’organismo umano, tenendo conto delle attività svolte e del dispendio fisico;
nei luoghi chiusi, il datore di lavoro deve assicurare aria salubre in quantità sufficiente, anche mediante impianti di climatizzazione, se non è possibile un corretto ricambio d’aria naturale;
il sistema di condizionamento deve essere mantenuto in efficienza, evitando correnti d’aria dirette e sottoponendolo a regolare manutenzione.
Non si tratta quindi di una scelta discrezionale, ma di una valutazione tecnica e organizzativa che ogni datore di lavoro è tenuto a fare per prevenire condizioni di stress termico.
Secondo il D.P.R. 74/2013, negli ambienti climatizzati la temperatura non deve scendere sotto i 26°C, con una tolleranza di ±2°C. Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomandano inoltre che non vi sia uno sbalzo termico superiore a 7 gradi tra l’interno e l’esterno, al fine di evitare conseguenze sulla salute dei lavoratori.
Alla luce di queste disposizioni, la CISAS – Confederazione Indipendente Sindacati Autonomi – chiede con urgenza alla Direzione Aziendale l’attivazione di sistemi di climatizzazione adeguati presso il Presidio di Civita Castellana, in particolare:
nei locali adibiti a spogliatoi del personale sanitario e amministrativo;
negli uffici amministrativi, dove si lavora spesso in ambienti chiusi e privi di adeguato ricambio d’aria.
Una richiesta che si fonda su criteri oggettivi di salvaguardia della salute e della sicurezza dei dipendenti, e che si colloca all’interno delle previsioni della Legge 241/1990, articolo 2, comma 2, in materia di procedimenti amministrativi e risposte entro termini certi.
La CISAS segnala inoltre che, dal sito aziendale, risulterebbero strutture organizzative come una Direzione Sanitaria e una Posizione Organizzativa che, nei fatti, sembrano esistere solo sulla carta presso il Presidio. Un aspetto che merita chiarezza e attenzione, in un momento in cui il ruolo della sanità territoriale è cruciale.
'Ci auguriamo un pronto riscontro e un intervento tempestivo, per garantire ai lavoratori condizioni di lavoro dignitose e conformi alla normativa', conclude il Segretario Generale CISAS.
La fauna di Viterbo prima dellurbanizzazione
Il territorio della Tuscia, e in particolare la zona attorno a Viterbo, è stato per secoli un mosaico di ambienti naturali ricchi e diversificati. Prima che la città si espandesse oltre le sue antiche mura, la campagna circostante offriva habitat ideali per numerose specie animali. Le faggete dei Monti Cimini, i boschi di querce, le aree umide e i campi coltivati accoglievano un’ampia varietà di fauna: dai caprioli alle lepri, dai tassi agli istrici, senza dimenticare anfibi, rettili e numerosi uccelli stanziali e migratori.
In particolare, Viterbo si trovava lungo rotte naturali frequentate da rapaci come il gheppio, il nibbio bruno e il falco pellegrino, che nidificavano sulle pareti rocciose o tra gli alberi secolari. La vita animale si intrecciava con quella rurale, in un equilibrio che aveva resistito nei secoli. La presenza dell’uomo non era ancora così invadente da compromettere questo fragile ecosistema.
L’espansione urbana e la perdita degli equilibri naturali
A partire dalla seconda metà del Novecento, Viterbo ha vissuto una progressiva espansione urbana. I nuovi quartieri, le infrastrutture stradali, le aree industriali e commerciali hanno modificato radicalmente il paesaggio. Con la crescita della popolazione e la cementificazione di aree un tempo agricole o selvagge, molti habitat naturali sono stati cancellati o ridotti a lembi isolati, privi di connessioni ecologiche.
Questo processo ha avuto un impatto diretto sulla fauna: molte specie si sono ritirate verso le zone boschive più interne, mentre altre, meno mobili o più sensibili ai cambiamenti ambientali, sono scomparse del tutto dalla zona. Il cosiddetto effetto 'isola ecologica' ha frammentato le popolazioni animali, impedendo la riproduzione e riducendo la biodiversità. Anche i cambiamenti climatici e l’inquinamento acustico e luminoso hanno influito, accelerando la scomparsa di alcuni insetti e uccelli.
La volpe, simbolo di resilienza
In questo scenario di transizione e adattamento, la volpe ha saputo resistere e reinventarsi. È probabilmente l’animale più emblematico tra quelli che ancora oggi popolano le campagne e le periferie viterbesi. Agisce per lo più di notte, evitando l’uomo ma imparando a sfruttarne le abitudini. Nei dintorni dei centri abitati, dove può trovare cibo nei cassonetti o nei pollai incustoditi, la sua presenza è costante — anche se raramente visibile.
Ma la volpe non è solo un animale reale. È anche una figura culturale, protagonista di favole, proverbi, film e giochi. Basti pensare a titoli come fowl play gold, un gioco online ambientato in un contesto rurale ironico e colorato, dove proprio una volpe astuta è al centro dell’azione. Questo richiamo non è casuale: la volpe incarna da sempre l’astuzia, la furbizia e la capacità di adattamento, qualità che spiegano perché sia una delle poche specie selvatiche ancora capaci di sopravvivere — e talvolta prosperare — anche a ridosso della città.
L’allarme per l’invasione dei cinghiali
Se la volpe continua a convivere con l’ambiente urbano con discrezione, il cinghiale lo fa con prepotenza. Negli ultimi anni, Viterbo ha visto crescere in modo esponenziale il numero di cinghiali che si spingono fino alle aree abitate. Non è raro vederli attraversare strade, entrare nei giardini privati o frugare tra i rifiuti. Il fenomeno è diventato così diffuso da essere ormai percepito come una vera e propria emergenza.
Le cause sono molteplici: l’introduzione di specie ibride per scopi venatori, l’assenza di predatori naturali (come il lupo), l’abbandono di molte terre agricole che prima fungevano da barriera, e l’elevata capacità riproduttiva dei cinghiali. La città, in questo contesto, rappresenta una fonte di cibo facile e sicura.
Gli effetti sono tangibili: incidenti stradali in aumento, danni a coltivazioni, paura tra i cittadini e problemi di convivenza. Le istituzioni locali hanno iniziato a sperimentare piani di contenimento, ma il dibattito resta acceso tra chi chiede abbattimenti mirati e chi invoca soluzioni non cruente.
Ripensare il rapporto tra città e natura
L’evoluzione della fauna a Viterbo è un caso esemplare di come l’urbanizzazione possa alterare profondamente gli equilibri ambientali. Ma è anche l’occasione per ripensare il nostro modo di vivere lo spazio e il territorio. La convivenza con gli animali selvatici non è solo possibile, ma necessaria, se vogliamo garantire un ambiente sano e bilanciato.
Servono politiche intelligenti, che uniscano tutela ambientale, controllo faunistico e educazione civica. Serve maggiore attenzione nella progettazione urbana, con la creazione di corridoi ecologici, barriere naturali e spazi verdi gestiti. E serve soprattutto un cambiamento culturale: imparare a vedere negli animali non un fastidio, ma una parte integrante dell’identità di un territorio. Dopotutto, se oggi Viterbo è attraversata da cinghiali, è anche popolata da volpi silenziose che ci osservano dai margini.
Domande di lavoro e CV: piccoli accorgimenti che fanno la differenza
Candidarsi per un nuovo lavoro può sembrare un processo semplice, ma molti dettagli possono fare la differenza tra un colloquio ottenuto e una candidatura ignorata. Spesso si presta attenzione solo al contenuto del CV, senza valutare come viene presentato. Chi vuole distinguersi deve concentrarsi su tutti gli elementi che compongono una domanda ben fatta.
Anche un piccolo errore o una distrazione possono dare l’idea di poca precisione. Un approccio ordinato, coerente e mirato offre più opportunità. Questo vale sia per il curriculum sia per ogni documento allegato o messaggio inviato al datore di lavoro.
CV ordinato: il primo passo verso un’impressione positiva
Un curriculum efficace non si giudica solo dai contenuti. L’impostazione grafica e la chiarezza del testo giocano un ruolo diretto nella prima impressione. Le informazioni devono essere facili da leggere. Una struttura semplice con titoli chiari aiuta a far emergere le esperienze senza fatica per chi legge.
Scegli un formato pulito, usa lo stesso font per tutto il documento e limita i colori a uno o due. Inserisci le informazioni essenziali: dati personali, formazione, esperienze lavorative, competenze. Ogni sezione deve essere aggiornata e pertinente alla posizione a cui ci si sta candidando.
Ordina le esperienze in modo logico. In genere è preferibile il criterio cronologico inverso, partendo dalla più recente. Aggiungere descrizioni sintetiche delle mansioni svolte può aiutare a valorizzare il proprio ruolo precedente. Tuttavia, evitare frasi lunghe o troppo tecniche aiuta il selezionatore a concentrarsi sull’essenziale.
Chi ha avuto molte esperienze brevi dovrebbe evidenziare i ruoli più significativi. Ridurre al minimo le informazioni poco rilevanti evita di confondere. Infine, un controllo ortografico attento permette di evitare errori che danno un’impressione di superficialità.
Revisioni rapide prima dell’invio
Una volta completato il curriculum o la lettera di presentazione, può capitare di accorgersi di un dettaglio da cambiare all’ultimo minuto. La correzione rapida, senza perdere tempo, diventa fondamentale soprattutto quando si inviano candidature a più aziende nello stesso giorno.
Qui può tornare utile uno strumento come un Editor rapido, che permette di apportare modifiche senza scaricare programmi. Con un’interfaccia semplice e accessibile anche da smartphone, si possono aggiornare informazioni, correggere errori o aggiungere dettagli in pochi secondi.
Questo tipo di supporto è particolarmente comodo per chi gestisce più documenti o deve adattare i file alle richieste di aziende diverse. Anche solo cambiare il nome del file, aggiornare la data o firmare un documento digitalmente può fare la differenza, senza complicazioni.
Il vantaggio sta nella velocità. Non serve rifare tutto da capo o cercare un computer disponibile. Con strumenti così, mantenere ordine e precisione diventa molto più gestibile.
Lettera di presentazione: personalizzazione che conta
Molti la sottovalutano, ma la lettera di presentazione è spesso il primo elemento letto da chi seleziona. Va scritta con attenzione, evitando frasi generiche e modelli standard. Ogni versione dovrebbe essere pensata in base alla posizione per cui ci si candida.
Un messaggio diretto, breve e privo di formalismi eccessivi comunica meglio motivazione e interesse. Spiega perché l’azienda ti interessa, cosa puoi offrire, e su quali aspetti vuoi puntare per questo ruolo. Evita l’elenco di competenze e preferisci un tono personale, ma sempre professionale.
Chi riceve decine di lettere ogni giorno apprezza quelle che vanno dritte al punto. Tre o quattro paragrafi sono più che sufficienti. Non inserire esperienze che hai già descritto nel CV, ma concentrati su ciò che può colpire positivamente il lettore.
Anche qui, una rilettura attenta è essenziale. Se invii più candidature, evita di dimenticare il nome corretto dell’azienda o di usare lo stesso testo per tutte. La personalizzazione si nota e può essere decisiva.
Evitare errori ricorrenti nelle domande
Anche con un buon CV e una lettera ben scritta, alcuni errori rischiano di compromettere tutto. Tra i più comuni c’è l’inserimento di dati personali sbagliati o incompleti. Un numero di telefono errato o una mail con un errore possono impedire al selezionatore di ricontattarti.
È frequente anche trovare incoerenze tra il contenuto del CV e quello della lettera. Se in un documento si parla di un’esperienza e nell’altro no, il dubbio sorge. Serve coerenza tra tutte le informazioni presentate.
Anche il linguaggio troppo vago va evitato. Frasi come “grande spirito di adattamento” o “ottime doti comunicative” non dicono nulla se non sono accompagnate da esempi concreti. Meglio scrivere poco, ma in modo preciso.
Chi presenta molti documenti insieme deve anche verificare che tutti siano aggiornati. A volte si inviano file vecchi per sbaglio, oppure si allegano versioni sbagliate. Prendersi qualche minuto per controllare riduce i rischi di brutte sorprese.
Allegati e formati: presentarsi nel modo giusto
Il modo in cui si invia un documento dice qualcosa sul tipo di candidato. Rinominare i file con nome, cognome e posizione desiderata dimostra attenzione. Evita nomi generici come “cv_finale” o “documento1”, che possono creare confusione.
I formati devono essere semplici e leggibili. Il PDF è tra i più utilizzati perché mantiene la formattazione e non crea problemi di compatibilità. Evita file troppo pesanti, soprattutto se richiesti via mail.
Allegare referenze o certificazioni va fatto solo se esplicitamente richiesto. Includere documenti inutili può far sembrare la candidatura meno focalizzata. È meglio inviare pochi file, ben curati, piuttosto che troppe informazioni che nessuno leggerà.
Controlla che i link (se presenti) funzionino e che eventuali immagini o tabelle siano visibili correttamente. Un piccolo errore tecnico può vanificare l’impegno messo nella preparazione.
Hai già tutto pronto? Fai la differenza con un ultimo controllo
Ogni dettaglio può influenzare l’opinione del selezionatore. Un CV ben scritto e aggiornato, una lettera autentica e allegati ordinati aiutano a mostrare precisione e serietà.
Rileggere con calma, usare strumenti semplici per sistemare rapidamente gli errori, e inviare i file nel modo corretto ti mette nella posizione migliore per ottenere un colloquio.
Prepararsi bene è già un segnale forte. Chi dedica attenzione alla propria candidatura trasmette impegno, rispetto e interesse vero per il ruolo.