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Successo del 'Sanremo sui pattini' della Star roller club
VITERBO - Si è tenuto domenica 22 giugno, presso il Palazzetto dello sport di Montefiascone, il tradizionale Saggio di fine anno di pattinaggio artistico organizzato dalla A.s.d. Star Roller Club che quest’anno è stato dedicato ai successi di Sanremo di varie epoche. Tribune gremite e grande successo di pubblico per la manifestazione che ha visto gli atleti della società viterbese esibirsi in divertenti e appassionanti saggi di gruppo davanti a parenti ed amici. Ha partecipato inoltre come ospite della serata la ginnasta viterbese Adele Anna Pagani che, cresciuta nella A.s.d. Gymnica di Viterbo, si allena attualmente al polo tecnico della Inside Welness Gym di Ronciglione ed è tesserata per la Word Sport Academy di San Benedetto del Tronto con la quale quest’anno vincendo il campionato si serie B si è assicurata la partecipazione alla Serie A per il prossimo anno. Al fianco delle atlete agoniste del gruppo storico delle 'Trilline', si sono esibiti bambine e giovani ragazze dai 3 ai 14 anni che da poco tempo praticano lo sport a rotelle.
La manifestazione è iniziata con un divertente sketch tra presentatori e istruttrici che ha introdotto il numero di apertura creato sulle note di un jingle di “Tutta l’Italia” di Gabry Ponte al quale hanno partecipato tutti gli atleti. Da qui la serata è corsa via in un susseguirsi di emozioni con gli atleti che si sono alternati in pista in balletti dalle bellissime coreografie. Non sono mancati momenti di alto spessore tecnico quando in pista si sono esibite le atlete agoniste sulle note di Andromeda di Elodie, Pazza di Loredana Bertè e Felicità di Albano e Romina. I numeri più emozionanti per tutti i presenti sono però stati quelli dei più piccoli. Le bambine del primo gruppo avviamento hanno presentato un divertente numero sulle note di “Una Vita in Vacanza” de “Lo Stato Sociale”, mentre le ragazze del pre-agonismo si sono esibite su un medley di Achille Lauro, infine entrambi i gruppi hanno portato in pista “Supereroi” di Mr. Rain. Gran Finale di nuovo con tutti gli atleti ad esibirsi su un medley delle canzoni più famose di Sanremo per ricevere i meritati applausi del pubblico. Al termine della serata l'allenatrice Elena Tosini ha voluto ringraziare le sue colleghe allenatrici Martina Tosini, Ludovica Delfino, Erica Bernabucci e Giorgia Baraldi, i sempre presenti dirigenti e presentatori Angelo Bernabucci e Marco Pagani i quali ad ogni cambio di scena hanno improvvisato divertenti scenette per intrattenere i presenti, e tutti i coloro che hanno collaborato alla riuscita della manifestazione.
Un ringraziamento ai genitori che partecipano attivamente tutto l'anno, al Comune di Montefiascone per la consueta disponibilità e a tutti coloro che hanno reso possibile questa serata di festa e divertimento per gli atleti.
L’intenso mese di lavoro era iniziato con la partecipazione di alcune delle atlete del gruppo agoniste al trofeo internazionale di Misano adriatico dove hanno tutte ben figurato. Nicole Torromacco si è classificata quinta nella categoria Jeunesse Internazionali, Maristella Appolloni terza nella categoria Senior Nazionali, Giulia Duri sesta nella categoria Cadetti Nazionali. Ottimi anche i piazzamenti di Flavia Duri, Federica Spiti, Emma Capradossi e Vittoria Cappadona. Giulia Bernabucci, Federica Oddi e Gaia Benedetti purtroppo per impegni scolastici non hanno potuto partecipare alla manifestazione.
Ora, mentre le atlete dei gruppi formativi si godranno le meritate vacanze, le atlete agoniste sono già al lavoro, alcune per preparare al meglio i prossimi Campionati Italiani che si terranno nel mese di luglio a Novara e a Piancavallo le altre in preparazione della prossima stagione agonista. Non resta quindi che fare un grosso in bocca al lupo alle Trilline e augurare buone vacanze a tutti gli altri atleti!!!
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Deposito scorie: ''Autorizzazione dal 2029, nel 2039 la messa in esercizio''
di Fabio Tornatore
VITERBO - La procedura per la costruzione di un deposito per scorie radioattive a bassa e bassissima intensità prevede l'autorizzazione unica entro il 2029, e la messa in esercizio presumibilmente entro il 2039. Lo riferisce il Corriere della Sera, che riporta le parole del ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto Fratin nell'audizione alla Camera sullo smaltimento delle scorie nucleari. Il ministro avrebbe anche riferito sulla necessità di individuare un deposito di stoccaggio temporaneo per i rifiuti nucleari a media e alta intensità.
'Sulla base delle stime più recenti fornite dalla Sogin' riferisce il ministro 'orientativamente si ritiene che si possa prevedere per 2029 il rilascio del provvedimento di autorizzazione unica e per il 2039 la messa in esercizio del deposito nazionale'.
Il ministro avrebbe anche riferito, come riporta il Corriere della Sera, sulla necessità di individuare una struttura temporanea (il centro di stoccaggio alta intensità - Csa) per i rifiuti radioattivi a media e alta intensità e il combustibile irraggiato, nell'attesa di una soluzione per il loro smaltimento in un deposito geologico 'internazionale come opzione preferita o, in alternativa, sul territorio nazionale'. Il programma di studi e qualificazione preliminari per la realizzazione di un deposito geologico nazionale potrebbero partire dal 2050.
Deposito scorie. Pichetto Fratin: ''O si fanno avanti i territori o decide il governo''
di Fabio Tornatore
VITERBO - 'O si fanno avanti i territori o decide il governo', queste le parole del ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto Fratin, riportate dal Corriere della Sera, all'audizione alla Camera sullo smaltimento delle scorie nucleari e sull'individuazione delle aree idonee allo sviluppo di impianti per la produzione di energie rinnovabili.
'Non è più un tema rinviabile' avrebbe detto il ministro 'sul quale delineare una strategia condivisa con i territori di ampio respiro'. Dopo l'approvazione della Carta nazionale delle aree idonee per l'ubicazione del deposito per i rifiuti nucleari a bassa intensità l'iter prevede l'acquisizione di manifestazioni d'interesse aperta a Comuni e Regioni. 'Nel caso in cui si riscontri l'assenza di manifestazioni spontanee o la mancata definizione dell'intesa' continua il ministro Pichetto Fratin 'saranno attivati dei comitati interistituzionali misti Stato-Regioni, come forma ulteriore di sollecitazione alla leale collaborazione, e sarà ricercata l'intesa della Conferenza Unificata'.
'Ove non si riesca a costituire il suddetto comitato o in caso di mancato raggiungimento delle intese sui singoli siti' conclude il ministro dell'ambiente 'la decisione sarà assunta con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, integrato con la partecipazione del presidente della Regione interessata'.
Addio ad Alvaro Vitali, liconico Pierino che recitò anche nella Tuscia
VITERBO – Una notizia che colpisce un po’ tutti… nella serata di martedì si è spento all’età di 75 anni Alvaro Vitali, conosciuto nel mondo del cinema grazie alla sua interpretazione di Pierino, personaggio di fantasia utilizzato come soggetto e protagonista di molte barzellette.
La cinematografia a cui deve la sua fama appartiene al mondo della “commedia sexy all’italiana”; tra i film a cui ha preso parte, uno in particolare ha visto protagonista la nostra terra: il film “Mortacci”, pellicola del 1989 diretto da Sergio Citti.
La Trama
Domenico, custode corrotto di un cimitero, ruba dalle tombe mentre le anime dei defunti attendono l'oblio per poter lasciare quel luogo di passaggio. Tra loro ci sono personaggi eccentrici e tragicomici con storie assurde di morte. Il confine tra vivi e morti si sfuma quando anche Domenico e altri ancora in vita finiscono nel mondo dei defunti. Alla fine, il cimitero resta senza custode, e i vivi si chiedono dove sia finito. Tra i membri del cast figurano Vittorio Gassman e Mariangela Melato, mentre avrebbero dovuto prendere parte al cast anche nomi del calibro di Roberto Benigni, Carlo Verdoni e Massimo Troisi, che rinunciarono per via di alcune incomprensioni con il regista.
Dove è girata la pellicola, e che ruolo ha Vitali in essa?
Il film è girato per lo più tra Faleria e Calcata, dove viene collocato l’immaginario borgo di Sottomonte; riconoscibili nella pellicola alcune vie di Faleria, Palazzo Anguillara, la chiesa di San Gregorio. Vitali in questa pellicola farà la parte di Torquato Guglielmi, figlio scalcinato e opportunista di Torquato, che specula sulla salma dell’americano Archibald Williams (spedita per errore al posto del padre), tentando di trarre profitto da questa “confusione”.
Caldo torrido in ufficio: il diritto allaria condizionata non è un optional
di SDA
CIVITA CASTELLANA - Con l’arrivo dell’estate e l’innalzarsi delle temperature, la climatizzazione negli ambienti di lavoro torna al centro dell’attenzione, soprattutto quando si tratta di tutela della salute dei lavoratori. In contesti come uffici amministrativi e strutture sanitarie, garantire una temperatura adeguata non è solo una questione di comfort, ma un preciso obbligo normativo.
La domanda è ricorrente: i lavoratori hanno diritto all’aria condizionata in ufficio? La risposta è sì, a determinate condizioni, come stabilito dal Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs. 81/2008). In particolare, l’Allegato IV stabilisce che:
la temperatura negli ambienti lavorativi deve essere adeguata all’organismo umano, tenendo conto delle attività svolte e del dispendio fisico;
nei luoghi chiusi, il datore di lavoro deve assicurare aria salubre in quantità sufficiente, anche mediante impianti di climatizzazione, se non è possibile un corretto ricambio d’aria naturale;
il sistema di condizionamento deve essere mantenuto in efficienza, evitando correnti d’aria dirette e sottoponendolo a regolare manutenzione.
Non si tratta quindi di una scelta discrezionale, ma di una valutazione tecnica e organizzativa che ogni datore di lavoro è tenuto a fare per prevenire condizioni di stress termico.
Secondo il D.P.R. 74/2013, negli ambienti climatizzati la temperatura non deve scendere sotto i 26°C, con una tolleranza di ±2°C. Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomandano inoltre che non vi sia uno sbalzo termico superiore a 7 gradi tra l’interno e l’esterno, al fine di evitare conseguenze sulla salute dei lavoratori.
Alla luce di queste disposizioni, la CISAS – Confederazione Indipendente Sindacati Autonomi – chiede con urgenza alla Direzione Aziendale l’attivazione di sistemi di climatizzazione adeguati presso il Presidio di Civita Castellana, in particolare:
nei locali adibiti a spogliatoi del personale sanitario e amministrativo;
negli uffici amministrativi, dove si lavora spesso in ambienti chiusi e privi di adeguato ricambio d’aria.
Una richiesta che si fonda su criteri oggettivi di salvaguardia della salute e della sicurezza dei dipendenti, e che si colloca all’interno delle previsioni della Legge 241/1990, articolo 2, comma 2, in materia di procedimenti amministrativi e risposte entro termini certi.
La CISAS segnala inoltre che, dal sito aziendale, risulterebbero strutture organizzative come una Direzione Sanitaria e una Posizione Organizzativa che, nei fatti, sembrano esistere solo sulla carta presso il Presidio. Un aspetto che merita chiarezza e attenzione, in un momento in cui il ruolo della sanità territoriale è cruciale.
'Ci auguriamo un pronto riscontro e un intervento tempestivo, per garantire ai lavoratori condizioni di lavoro dignitose e conformi alla normativa', conclude il Segretario Generale CISAS.
La fauna di Viterbo prima dellurbanizzazione
Il territorio della Tuscia, e in particolare la zona attorno a Viterbo, è stato per secoli un mosaico di ambienti naturali ricchi e diversificati. Prima che la città si espandesse oltre le sue antiche mura, la campagna circostante offriva habitat ideali per numerose specie animali. Le faggete dei Monti Cimini, i boschi di querce, le aree umide e i campi coltivati accoglievano un’ampia varietà di fauna: dai caprioli alle lepri, dai tassi agli istrici, senza dimenticare anfibi, rettili e numerosi uccelli stanziali e migratori.
In particolare, Viterbo si trovava lungo rotte naturali frequentate da rapaci come il gheppio, il nibbio bruno e il falco pellegrino, che nidificavano sulle pareti rocciose o tra gli alberi secolari. La vita animale si intrecciava con quella rurale, in un equilibrio che aveva resistito nei secoli. La presenza dell’uomo non era ancora così invadente da compromettere questo fragile ecosistema.
L’espansione urbana e la perdita degli equilibri naturali
A partire dalla seconda metà del Novecento, Viterbo ha vissuto una progressiva espansione urbana. I nuovi quartieri, le infrastrutture stradali, le aree industriali e commerciali hanno modificato radicalmente il paesaggio. Con la crescita della popolazione e la cementificazione di aree un tempo agricole o selvagge, molti habitat naturali sono stati cancellati o ridotti a lembi isolati, privi di connessioni ecologiche.
Questo processo ha avuto un impatto diretto sulla fauna: molte specie si sono ritirate verso le zone boschive più interne, mentre altre, meno mobili o più sensibili ai cambiamenti ambientali, sono scomparse del tutto dalla zona. Il cosiddetto effetto 'isola ecologica' ha frammentato le popolazioni animali, impedendo la riproduzione e riducendo la biodiversità. Anche i cambiamenti climatici e l’inquinamento acustico e luminoso hanno influito, accelerando la scomparsa di alcuni insetti e uccelli.
La volpe, simbolo di resilienza
In questo scenario di transizione e adattamento, la volpe ha saputo resistere e reinventarsi. È probabilmente l’animale più emblematico tra quelli che ancora oggi popolano le campagne e le periferie viterbesi. Agisce per lo più di notte, evitando l’uomo ma imparando a sfruttarne le abitudini. Nei dintorni dei centri abitati, dove può trovare cibo nei cassonetti o nei pollai incustoditi, la sua presenza è costante — anche se raramente visibile.
Ma la volpe non è solo un animale reale. È anche una figura culturale, protagonista di favole, proverbi, film e giochi. Basti pensare a titoli come fowl play gold, un gioco online ambientato in un contesto rurale ironico e colorato, dove proprio una volpe astuta è al centro dell’azione. Questo richiamo non è casuale: la volpe incarna da sempre l’astuzia, la furbizia e la capacità di adattamento, qualità che spiegano perché sia una delle poche specie selvatiche ancora capaci di sopravvivere — e talvolta prosperare — anche a ridosso della città.
L’allarme per l’invasione dei cinghiali
Se la volpe continua a convivere con l’ambiente urbano con discrezione, il cinghiale lo fa con prepotenza. Negli ultimi anni, Viterbo ha visto crescere in modo esponenziale il numero di cinghiali che si spingono fino alle aree abitate. Non è raro vederli attraversare strade, entrare nei giardini privati o frugare tra i rifiuti. Il fenomeno è diventato così diffuso da essere ormai percepito come una vera e propria emergenza.
Le cause sono molteplici: l’introduzione di specie ibride per scopi venatori, l’assenza di predatori naturali (come il lupo), l’abbandono di molte terre agricole che prima fungevano da barriera, e l’elevata capacità riproduttiva dei cinghiali. La città, in questo contesto, rappresenta una fonte di cibo facile e sicura.
Gli effetti sono tangibili: incidenti stradali in aumento, danni a coltivazioni, paura tra i cittadini e problemi di convivenza. Le istituzioni locali hanno iniziato a sperimentare piani di contenimento, ma il dibattito resta acceso tra chi chiede abbattimenti mirati e chi invoca soluzioni non cruente.
Ripensare il rapporto tra città e natura
L’evoluzione della fauna a Viterbo è un caso esemplare di come l’urbanizzazione possa alterare profondamente gli equilibri ambientali. Ma è anche l’occasione per ripensare il nostro modo di vivere lo spazio e il territorio. La convivenza con gli animali selvatici non è solo possibile, ma necessaria, se vogliamo garantire un ambiente sano e bilanciato.
Servono politiche intelligenti, che uniscano tutela ambientale, controllo faunistico e educazione civica. Serve maggiore attenzione nella progettazione urbana, con la creazione di corridoi ecologici, barriere naturali e spazi verdi gestiti. E serve soprattutto un cambiamento culturale: imparare a vedere negli animali non un fastidio, ma una parte integrante dell’identità di un territorio. Dopotutto, se oggi Viterbo è attraversata da cinghiali, è anche popolata da volpi silenziose che ci osservano dai margini.