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Ronciglione, Fratelli dItalia contro il Cas al Principe di Piemonte
RONCIGLIONE - Le polemiche fanno eco alla preoccupazione dei cittadini di Ronciglione dopo l’annuncio del Sindaco Mengoni della prossima apertura di un CAS - centro di accoglienza straordinaria per rifugiati politici e richiedenti asilo presso la Residenza Principe di Piemonte con durata triennale e per la capienza di 24 posti, su cui il Direttivo di Fratelli d’Italia di Ronciglione è decisamente contrario.
E questo, sia chiaro, non per motivi ideologici o perché siamo contrari all’accoglienza, ma perché riteniamo sia una scelta sbagliata per il paese.
Sottolineiamo l’importanza di compiere un’attenta valutazione d’impatto e compatibilità economica e sociale, Dell’eventuale insediamento del centro di accoglienza straordinaria all’interno del nostro paese.
E’ infatti da considerarsi quanto meno inopportuna l’apertura di un CAS immigrati a Ronciglione (e per di più in un Hotel che è l’unico situato nel centro storico del paese) gestito da una cooperativa sociale.
Scelta del tutto incompatibile con la vocazione turistica del nostro paese, già vincitore del titolo “Borgo dei Borghi”; si dovrebbe, infatti, destinare ogni albergo alla ricezione dei turisti e non ad altri fini.
Ronciglione, già in un recente passato ricca di attività commerciali e significative presenze turistiche, ora in realtà, si trova a dover fronteggiare anni di scarsa programmazione economica e turistica tanto da non essere riuscita a sfruttare al meglio la grande opportunità raggiunta con il riconoscimento nazionale di “Borgo dei Borghi”. Tutto ciò avrebbe senz’altro incrementato il successo turistico e l’immagine di un luogo unico come la nostra città.
Responsabilità che ricadono tutte sull’attuale amministrazione comunale, incapace di interpretare le esigenze dei ronciglionesi, rinunciando a promuovere necessarie iniziative turistiche e commerciali legate al nuovo ruolo e sostenendo solo con altre tasse gli interventi occasionali privi di qualsiasi visione futura e strategica per il nostro paese.
Sarebbe pertanto auspicabile che il Sindaco ascoltasse le preoccupazioni dei cittadini e lavorasse per trovare una soluzione che tenga conto delle esigenze dell’intero paese.
Colpisce particolarmente anche il fatto che il Sindaco abbia dichiarato di essere stato informato della questione “a cose fatte”, solo pochi giorni fa, a seguito di un incontro ufficiale con i referenti della cooperativa dimostrando l’assenza di una pianificazione che rappresenti e agisca per gli interessi e le preoccupazioni dei cittadini del nostro paese.
Appare seriamente non sostenibile la circostanza che sia mancato un canale di comunicazione tra Prefettura e Comune tenuto ad esprimere comunque un parere in merito all’apertura del CAS.
Pochi giorni fa, l’11 giugno u.s., si è svolto l’ultimo consiglio comunale e il Sindaco si è ben guardato dal comunicare la notizia ai consiglieri comunali che sono stati tenuti all’oscuro di quanto stava accadendo.
Sarebbe invece auspicabile e utile la condivisione con la cittadinanza delle informazioni che intercorrono tra Prefettura e Sindaco, funzionale a verificare preventivamente l’ubicazione, la compatibilità ambientale economica e sociale nel paese della prospettata apertura del CAS che riteniamo dovrebbe essere ad ogni costo evitata.
Ronciglione rischia infatti di diventare un paese sempre meno attrattivo per nuovi investimenti poiché, prima del centro di assistenza straordinario, avrebbe bisogno di nuovi progetti per rilanciare il turismo, la cultura, e tutte le attività legate al commercio, all’artigianato, all’urbanistica, dando più attenzioni alle famiglie, ai giovani, così da avere più certezze e meno instabilità per il futuro.
Il Coordinamento del Circolo di Fratelli d’Italia di Ronciglione stigmatizza infine il business delle cooperative che gestiscono i CAS, spesso con scarsa trasparenza e sulla pelle dei migranti; pratica che ci sentiamo decisamente di condannare e che il nostro paese non dovrebbe contribuire ad alimentare.
Punto da un insetto, muore dopo tre giorni di agonia
SORIANO NEL CIMINO - È morto dopo tre giorni a causa di uno shock anafilattico provocato dalla puntura di un insetto. Massimo Capati, 68 anni, era stato punto mentre innaffiava il giardino della sua abitazione a Soriano nel Cimino. Ricoverato d'urgenza all’ospedale di Santa Rosa, le sue condizioni sono peggiorate fino al tragico epilogo avvenuto giovedì 19 giugno.
Conosciuto e apprezzato da tutta la comunità, Capati era il titolare di un noto negozio di frutta e verdura nel centro del paese, un punto di riferimento per molti cittadini. Lo ricordano come una persona gentile, instancabile e sempre sorridente dietro il bancone. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto profondo.
I funerali si terranno oggi, sabato 21 giugno, alle ore 11 nel duomo di Soriano.
A Ronciglione apre un centro di accoglienza straordinaria
RONCIGLIONE - A partire da metà di luglio è prevista l’apertura di un Centro di accoglienza straordinaria, Cas, per migranti presso la residenza “Principe di Piemonte” nel comune di Ronciglione. Il progetto è stato gestito dalla cooperativa sociale Splendid, vincitrice del bando indetto dalla Prefettura di Viterbo, che coordina l’intera iniziativa.
Il centro sarà attivo per una durata di tre anni e potrà accogliere fino a 24 richiedenti protezione internazionale. Tra i servizi saranno previsti: mediazione linguistico-culturale, assistenza sociale, supporto psicologico, formazione, orientamento legale e attività di inserimento sociale e territoriale.
Il sindaco di Ronciglione, Mario Mengoni, ha ritenuto opportuno informare direttamente la cittadinanza, chiarendo che l’amministrazione comunale è venuta a conoscenza del progetto solo pochi giorni fa, a seguito di un incontro ufficiale con i referenti della cooperativa: “L’accordo per l’individuazione dell’immobile è avvenuto attraverso canali privati, tra il proprietario della residenza e la cooperativa, senza il coinvolgimento del Comune”.
Per il momento, l’iter amministrativo non è stato avviato. Sarà la prefettura a richiedere i pareri tecnici alla Asl e ai vigili del fuoco, per poi coinvolgere il Comune per un parere, non vincolante nella decisione. Il sindaco però ha chiarito che, una volta interpellata, l’amministrazione comunale esprimerà un parere negativo: “Riteniamo che l’immobile in questione, situato all’ingresso del centro storico e adibito a hotel, non sia un scelta adatta per ospitare una struttura di accoglienza”.
Pur riconoscendo la valenza umanitaria dell’iniziativa, il sindaco ha espresso perplessità sulla scelta logistica della struttura individuata: “Se avessimo potuto partecipare al processo decisionale, avremmo probabilmente proposto un luogo alternativo, più adatto al contesto urbano e più idoneo alle esigenze della comunità”.
Mengoni ha assicurato che, qualora la Prefettura dovesse autorizzare l’apertura del centro, verrà convocata un’assemblea pubblica, alla presenza dei rappresentanti comunali, della cooperativa e dei cittadini, per garantire massima trasparenza, confronto e partecipazione: “Siamo disponibili a collaborare con la Prefettura per individuare i profili di richiedenti asilo più adatti alle caratteristiche della struttura – ha concluso il Sindaco – ma prima di tutto dobbiamo garantire che ogni decisione sia condivisa e rispettosa della nostra comunità”.
Ultimo collegio docenti per la scuola IC Carmine
di Fabio Tornatore
VITERBO - Si è concluso il 18 giugno il collegio docenti, l'ultimo atto dell'anno scolastico dell'I.C. Carmine di Viterbo, dal primo settembre la scuola non esisterà più nella sua forma di Istituto Comprensivo. Nello stesso giorno nel Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio si è tenuta l'udienza per il verdetto sul dimensionamento scolastico che ne ha decretato la fine.
Si dovrà attendere qualche giorno per la sentenza del TAR del Lazio sul dimensionamento scolsastico, dopo che era stata accolta la domanda cautelare nei mesi scorsi, ammettendo quindi come ammissibile la richiesta e anticipando l'udienza al 18 giugno per non dover aspettare il dibattimento, dove, per il tempo trascorso, potrebbero subire un pregiudizio.
'Ieri pomeriggio l'Istituto Comprensivo Carmine ha ufficialmente ospitato il suo ultimo Collegio Docenti' si legge sui social, seguito da una valanga di lacrime e commenti malinconici per il dissolvimento dell'identità dell'Istutito.
Cambiamento climatico e disobbedienza: Gianluca Grimalda si racconta a Viterbo
di Fabio Tornatore
VITERBO - Licenziato perché si rifiuta di prendere un aereo per rientrare nella sede di lavoro, la storia di Gianluca Grimalda, ricercatore, attivista ambientale e scrittore, fa il giro del mondo con il libro 'A fuoco. Il mondo brucia, è ora di disobbedire', e sbarca anche a Viterbo, una delle città più motorizzate della Penisola, con il trasporto pubblico al palo, che però ora tenta un riscatto nel PNRR e nelle ciclabili. 'I consumi di una piccola minoranza del pianeta hanno conseguenze catastrofiche su tutti gli altri, viaggiare in aereo produce quantitativi di CO2 enormi. Eticamente non potevo dire sì'.
Era ricercatore per una società del nord della Germania, e si trovava in Papua Nuova Guinea per uno studio sulle popolazioni locali di una piccola isola. Nel settembre 2023 la società gli impone di rientrare in sede in 5 giorni, quindi con un aereo: 'Un jet privato ha il consumo, in un'ora, di un essere umano in un anno. Le popolazioni che studio sono tra i primi evacuati per cambiamento climatico, hanno l'acqua che gli arriva in cassa, tra qualche anno la loro isola scomparirà. Come potevo conciliare le mie ricerche con quel viaggio? Come potevo guardarli in faccia e guardarmi allo specchio se accetavo quel ricatto inutile?'
Gianluca Grimalda ha sempre utilizzato il viaggio lento, 'senza far ricadere le mie scelte sulla società, perchè durante il viaggio lavoro, e il mio rientro forzato non aveva nessuna motivazione plausibile'. La storia del suo licenziamento è l'incipit del racconto di un viaggio dal sud del Pacifico, tra società e comunità che subiscono una minoranza che divora le risorse del pianeta e produce una quantità enorme di anidride carbonica.
Il viaggio lento a Viterbo vuol dire invece prendere un treno per andare a Roma, con tempi a volte inconciliabili con gli orari di lavoro, le soppressioni di treni e i ritardi incalcolabili, e le zone interne della provincia scarsamente collegate dal traporto pubblico, costringendo all'utilizzo dell'automobile gran parte dei cittadini. Negli ultimi anni sono stati persi un terzo dei posti per chilometro a bordo dei mezzi pubblici: erano infatti 1136 nel 2004 per arrivare a 838 nel 2021, mentre le auto sono, di conseguenza, aumentate da 765 per 1000 abitanti della Tuscia nel 2017 a 796 nel 2022, 170 per chilometro quadrato. Anche gli investimenti nell'asfalto continuano ad aumentare, mentre per la mobilità alternativa restano le briciole. Però, a quanto pare, i viterbesi hanno voglia di cambiamento: aumentati gli investimenti in trasporto pubblico locale e nello studio di un piano per la mobilità, e, nelle ultime elezioni amministrative per la città di Viterbo, indipendentemente dai soggetti politici e dalla storia che ne è seguita, i cittadini hanno votato per un programma decisamente green, e le piste ciclabili, frutto del PNRR, sono state accolte con relativo favore, visto che vengono utilizzate da moltissime persone.
'I cittadini possono fare moltissimo per contrastare i cambiamenti climatici' conclude Grimalda 'innanzi tutto consumare diversamente, che si traduce in meno carne nell'alimentazione, attualmente la filiera della carne produce il 22% dei consumi di CO2; poi nel risparmio energetico nelle case, che produce il 14% del totale di anidride carbonica, e utilizzare mezzi pubblici lenti, e meno l'aereo. Inoltre è importante essere attivi socialmente per fermare il cambiamento climatico, entrare a far parte di gruppi e associazioni, parlare con gli scettici e i negazionisti'.
Diciannove telecamere in città per una maggiore sicurezza
CIVITA CASTELLANA - Dopo l'adesione al 'Patto per l'attuazione della sicurezza urbana' in sinergia con la prefettura di Viterbo, la giunta comunale nei giorni scorsi ha approvato il progetto di fattibilità per la realizzazione di un sistema di videosorveglianza sul territorio comunale. Si tratta di un progetto che intende incrementare il numero di telecamere usufruendo di fondi statali al fine di garantire una maggiore sicurezza nei punti sensibili della città, quali le zone in prossimità di istituti scolastici, centri sportivi, parchi e zone a basso transito. Il costo totale dell’opera in progetto è di 54.310,64 euro di cui l'amministrazione richiederà un finanziamento ministeriale pari all’80%.
Diciannove sono i punti individuati per l'installazione delle telecamere: via Roma, via della Repubblica/via Morelli, ponte Clementino, corso B.Buozzi/via delle Palme, piazza Matteotti/corso B.Buozzi, via Ferretti/piazza Marconi, rotatoria via Falerina, piazza Duomo, via Petrarca/Marinetti, via Papa G./Romy caffè, via san Gratiliano/bar Sottovoce, via san Gratiliano/bar La Sezione, via Terni/via Petrarca, via Terni/via Flamini, via Berlinguer/scuola Colasanti, piazza della Liberazione, via Minio/via Allende, via Midossi/parcheggio biblioteca.
'Il bisogno di sicurezza - si legge in delibera - è ai primi posti tra le aspettative dei cittadini. Nel comune di Civita Castellana si è in presenza di uno sviluppo graduale, lento ma continuo. La popolazione è in costante diminuzione e il crescente flusso immigratorio comporta una maggiore richiesta di abitazioni. Significative sono le statistiche predisposte dall'osservatorio per la sicurezza dalle quali si evince che i fenomeni delittuosi a Civita Castellana sono tutt'altro che limitati in proporzione alla classe demografica e che a tal fine sono necessarie azioni di controllo sistemiche'.