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Fondi regionali per il controllo della fauna selvatica nella Tuscia
VITERBO - Nuove risorse per affrontare l’emergenza fauna selvatica nella Tuscia: la Regione Lazio ha stanziato fondi destinati a supportare le attività di controllo e contenimento degli animali selvatici all’interno delle riserve naturali provinciali. Un intervento che mira a rispondere all'aumento delle segnalazioni di danni e disagi provocati da cinghiali, lupi e altre specie.
I fondi, pari a 12.752 euro, sono stati assegnati tramite una determinazione dirigenziale di Palazzo Gentili e saranno impiegate per l'acquisto di attrezzature specifiche fornite dalla ditta Farm srl. Questi strumenti saranno utilizzati nelle tre principali aree protette del territorio: la riserva naturale di Tuscania, la riserva Monte Casoli di Bomarzo e la riserva Valle dell'Arcionello di Viterbo.
L'iniziativa si inserisce nel quadro delle azioni previste dal Piano regionale integrato per l'uso delle risorse (Priu), che punta a un controllo efficace della fauna selvatica, sempre più presente nei centri abitati e nelle aree agricole. Oltre agli abbattimenti, il piano prevede anche la cattura degli animali per il loro trasferimento in zone più idonee, con l’obiettivo di ridurre i rischi per la sicurezza pubblica e limitare i danni alle colture.
Le operazioni saranno gestite dagli enti preposti in collaborazione con esperti del settore faunistico e ambientale, per garantire interventi mirati ed equilibrati tra tutela della biodiversità e necessità di protezione del territorio.
L'internamento di Ugo D'Ormea raccontato in una mostra
NEPI - (A.S.) Dopo il successo della rassegna 'Nepi incontra il mondo', si apre nel museo civico cittadino una nuova e interessante mostra di carattere storico dal titolo 'Per far più lieti i tristi giorni, l'esperienza dell'internamento di Ugo d'Ormea”. L'inaugurazione si terrà nella giornata di oggi, subito dopo il convegno “L’internamento dei militari italiani nei lager del Terzo Reich 1943-1945' presso la sala comunale alle 10.30
'L’esposizione - rende noto il Museo - è composta dall’archivio di Ugo d’Ormea, consistente in fotografie (alcune delle quali scattate clandestinamente), documenti e oggetti del periodo dell'internamento del giovane ufficiale del Regio Esercito Italiano che, dopo le vicissitudini dell'8 settembre 1943, come tanti altri militari italiani fu catturato dai tedeschi. Agli italiani fu chiesto di continuare a combattere con loro e con i fascisti della Repubblica Sociale Italiana, ed essere quindi rimpatriati. La maggioranza (circa 800mila) si rifiutò e fu internata nei lager nazisti'
'I militari italiani - viene spiegato - furono denominati dallo stesso Hitler IMI (Internati Militari Italiani) e non prigionieri di guerra; in questo modo furono sottratti alle tutele previste dalla Convenzione di Ginevra del 1929 e, quindi, all'assistenza morale e giuridica della Croce Rossa Internazionale.
Molti IMI, soprattutto soldati, furono obbligati al lavoro duro nelle fabbriche e nelle campagne. Durante la prigionia alcuni accettarono le offerte (pasti e vestiario adeguati, rientro in Italia, stipendio) dei fascisti con l’impegno di riprendere a combattere, ma in 650.000 si rifiutarono. Di questi ultimi 50.000 morirono per le malattie, il freddo, i bombardamenti e le uccisioni'.
La mostra, curata da Aldo d’Ormea figlio di Ugo, ha l’obiettivo di far comprendere, soprattutto ai giovani, l'importanza della memoria storica e di far conoscere le storie degli IMI, soldati sconosciuti ai più ma che con la loro resistenza senz'armi o, utilizzando il termine di Alessandro Natta, “l'altra resistenza”, hanno contribuito alla liberazione dell'Italia.
L'incontro al palazzo comunale getterà luce sulle vicende che portarono all’armistizio dell’8 settembre 1943 e sul destino dei militari italiani che furono internati dopo questa data. Interverranno il sindaco Franco Vita, Paolo Capitani generale dell'esercito e docente storia militare, Annamaria Sambuco presidente nazionale Anei, Aldo D'Ormea e Stefano Francocci, direttore del museo civico di Nepi.
La mostra, aperta a tutti, si potrà visitare fino al 10 aprile