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Marco Ciorba alla Conferenza nazionale Anci dei presidenti dei consigli comunali
Natale nelle frazioni, il Comune stanzia oltre 71mila euro
VITERBO - Consentire ad ognuna delle comunità interessate di realizzare la propria visione del Natale, esaltando le peculiarità e il comune sentire nei vari territori nell'ottica della promozione della città nel suo complesso e del rafforzamento del senso di appartenenza alle comunità medesime. Con questo obiettivo l'amministrazione comunale di Viterbo ha definito i contributi da destinare alle frazioni per il Natale.
La cifra complessiva è di 71.500 euro da distribuire alle Pro loco, individuate come interlocutori per la realizzazione di iniziative di promozione turistica, sotto forma di rimborso delle spese sostenute per allestimenti luminosi, per gli allacci elettrici, e per attività di animazione quali eventi musicali, artisti di strada, iniziative varie a carattere culturale, laboratori per bambini, con espressa esclusione di iniziative a carattere enogastronomico.
Sant'Angelo di Roccalvecce ha comunicato di essere quest'anno nell’impossibilità a provvedere agli allestimenti e all'organizzazione di eventi, quindi l'amministrazione ha assegnato alla Pro Loco di Grotte Santo Stefano il rimborso per le iniziative e le installazioni da realizzare nella frazione di Sant’Angelo.
Ecco come saranno ripartiti i fondi: alla Pro loco di Bagnaia andranno 13mila euro, a Roccalvecce 5.000, a Grotte Santo Stefano per le attività da realizzare anche a Montecalvello, Vallebona e Fastello 25mila euro e 5mila per quelle da organizzare a Sant'Angelo di Roccalvecce. La Pro loco di San Martino al Cimino riceve 18.500 il rimborso perché provvede anche alle installazioni a Tobia, e 5000 euro alla Pro loco di Viterbo per il Natale a La Quercia.
Il Comune ha concesso anche il patrocinio e disposto l’esenzione dal pagamento del canone di occupazione di suolo pubblico, limitatamente alle installazioni luminose collocate a terra, e dalla presentazione della relazione di impatto acustico.
Norchia: la Regione dice no all'agrivoltaico 'Casalone'
di Fabio Tornatore
VITERBO - 'No' della Regione Lazio per il nuovo impianto agrivoltaico in località Pian di Casalone, a Viterbo: l'infrastruttura per la produzione di energia elettrica pulita da 36 megawatt e 43 ettari di territorio è stata bocciata nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.
La richiesta di costruzione e messa in esercizio dell'impianto era stata avanzata diversi anni fa, suscitando molte critiche perché nei pressi di un importante sito archeologico: la necropoli di Norchia, conosciuta nella penisola e all'estero come la 'Petra' d'Italia. Nelle vicinanze è in corso, oltretutto, anche la procedura di valutazione per un impianto di trattamento di rifiuti.
La motivazione che ha portato la Regione al diniego riguarda l'elevata percentuale di impianti installati nella Tuscia rispetto alle altre aree regionali. Inoltre, secondo quanto diciarato dall'Ente nel documento, il territorio avrebbe già raggiunto il traguardo di energia green prodotta fissato come obiettivo al 2030.
L'indirizzo preso dalla Regione in materia di fonti di energia rinnovabile, con una raffica di autorizzazioni negate negli ultimi tempi, sta portando sempre più società a investire in altri territori, soprattutto nel Sud Italia, non essendo più, la Tuscia, appetibile, nonostante l'infrastruttura elettrica di Terna.
A Viterbo i problemi non si risolvono, si rimuovono
VITERBO – A Viterbo sembra essersi consolidata una regola non scritta: non si interviene più direttamente su ciò che non funziona; invece, lo si aggira, eliminando ciò che potrebbe metterlo in evidenza. È il caso dell’altalena tolta da Prato Giardino, dopo che la struttura che la sorreggeva è risultata pericolante.
“Se la struttura è pericolante, invece di stringere due bulloni preferiamo togliere l’altalena?”, si chiede un’utente che per primo ha segnalato l’accaduto sul gruppo Facebook ViterboCivica. Una domanda che torna inevitabilmente alla mente, dopo il precedente delle panchine rimosse al Sacrario: anche lì, anziché intervenire sul degrado, si è scelta la via più immediata, e forse anche quella più facile, l’eliminazione delle panchine.
Il risultato è che, delle quattro altalene situate nell’area vicino al bar di Prato Giardino – uno spazio pensato per far giocare i bambini – ora ne resta solo una. Un gioco semplice e accessibile a tutti rischia così di trasformarsi quasi in un’attrazione da “ticket”: nei giorni di punta, per salirci, bisognerà probabilmente fare la fila.
Warhol vs Banksy: due ribelli diventati icone
VITERBO - Sottopasso presenta una mostra su due giganti dell’Arte: Andy Warhol e Banksy, proponendo in parallelismi tra le loro opere in alcuni casi simili come soggetto, ma distanti nel tempo. Una mostra tra Pop Art e Street Art tutta da guardare. Banksy e Andy Warhol, pur appartenendo a epoche e linguaggi artistici diversi, condividono una stessa missione: portare l’arte fuori dai confini tradizionali e dentro la vita quotidiana. Nelle bacheche espsotive troverete immagini scelte in cui Warhol, figura centrale della Pop Art negli anni ’60, trasformò gli oggetti comuni — come lattine di zuppa o volti di celebrità — in icone artistiche.
Con la sua Factory e la riproducibilità seriale, mise in discussione l’idea di originalità e il valore dell’opera d’arte, anticipando la cultura dell’immagine e del consumo di massa. Dall’altra Banksy, artista anonimo e provocatore del nostro tempo, opera invece nello spazio urbano.
I suoi gra iti ironici e politici denunciano ingiustizie sociali, guerre, capitalismo e controllo mediatico. Mentre Warhol celebrava il sistema, Banksy lo smaschera. Tuttavia, entrambi comprendono e sfruttano perfettamente il potere dei media. Se Warhol rese l’arte merce e la rese popolare, Banksy ne fece uno strumento di protesta, accessibile a tutti, ma anche lui è finito nel mercato dell’arte che voleva criticare. Entrambi, dunque, incarnano una contraddizione a ascinante: ribelli diventati icone, ma senza perdere la forza di interrogare il pubblico.
Buona Visione. La Galleria Sottopasso invita gli artisti a prenotare il proprio spazio espositivo per promuovere e valorizzare la propria Arte.
Lo spazio nato da un idea di Carlo Alvise Crispolti si trova in Piazza Crispi nel suo sotto passaggio.
Per informazioni e prenotazioni: +39 3397350954 dal 18 novembre all'8 dicembre.
La manutenzione della struttura del sottopassaggio viene (pulizia e tinteggiatura annuale, impianto e consumo luce, imposte C.U.P. dovute) mantenuta grazie al contributo del ricavato pubblicitario delle ditte esposte nell’ingresso superiore.
Rinnovabili sì, ma non così: serve una transizione energetica giusta e condivisa
MONTALTO DI CASTRO - L'ultima Dataroom di Milena Gabanelli e Andrea Priante, pubblicata sul Corriere della Sera ('Attacco a eolico e solare, chi paga davvero il conto'), fotografa con chiarezza la situazione italiana: prezzi dell'elettricità più alti d'Europa, investimenti in calo e un caos legislativo che frena le energie pulite ma incoraggia la speculazione.
Questi stessi problemi si riflettono anche sul nostro territorio.
A Montalto e Pescia, come in molte altre zone del Paese, stanno arrivando progetti di grandi impianti fotovoltaici ed eolici a terra, spesso senza un piano complessivo e senza il coinvolgimento delle comunità locali.
1. Prezzi alti e transizione bloccata.
Come ricorda Gabanelli, nel 2024 il prezzo medio all'ingrosso dell'elettricità in Italia è stato di 108,5 €/MWh, contro i 78 della Germania e i 58 della Francia. Eppure, la crescita delle rinnovabili è più lenta che altrove: +44% in dieci anni, mentre in Germania è +93%.
Il problema non è 'troppo poco eolico o solare', ma troppa burocrazia e disordine normativo.
2. Autorizzazioni infinite e leggi contraddittorie.
L'articolo ricorda che per costruire un grande impianto possono servire 70 mesi per il fotovoltaico e 78 per l'eolico, con norme che cambiano di continuo.
In questo contesto, a pagare sono i cittadini e i territori, costretti ad affrontare progetti calati dall'alto e iter interminabili che generano sfiducia e conflitti sociali.
3. Regioni in confusione.
Il Dataroom spiega come le Regioni abbiano interpretato in modo restrittivo le regole sulle aree idonee, per evitare proteste, e che una pioggia di ricorsi sta bloccando tutto: Sardegna, Calabria, Piemonte, Friuli...
Anche qui a Montalto e Pescia serve chiarezza, non zone grigie o decreti che cambiano ogni tre mesi.
4. L'opposizione dei cittadini non è 'nimby'.
In Italia esistono oltre 120 comitati che chiedono solo una cosa: transizione sì, ma pianificata e partecipata.
Molti di questi movimenti, come il nostro, non sono contro le rinnovabili, ma contro un modello 'selvaggio' che sacrifica paesaggio e agricoltura senza consultazione.
La protesta nasce dal bisogno di tutela, non dal rifiuto del progresso.
5. C'è spazio per fare bene.
Secondo il Politecnico di Milano, ci sono oltre 210 km² di aree dismesse adatte al fotovoltaico e 490 km² di terreni agricoli inutilizzati che potrebbero ospitare nuovi impianti, senza toccare le zone produttive o paesaggistiche.
Le soluzioni esistono, ma servono visione e volontà politica.
6. Un'opportunità industriale e occupazionale.
Come ricorda l'Università di Roma, la transizione può creare 900.000 nuovi posti di lavoro e ridurre drasticamente i costi energetici.
Ma ciò accadrà solo se l'Italia sceglierà una filiera nazionale del riciclo e dell'innovazione, invece di lasciare spazio alla speculazione.
La nostra posizione
Il Comitato No FER Selvaggio Montalto e Pescia chiede:
1. Stop ai grandi impianti a terra su aree agricole e paesaggistiche.
2. Pianificazione trasparente e partecipata con i cittadini.
3. Priorità a tetti, capannoni, parcheggi e aree dismesse.
4. Tutela dell'agricoltura locale e del paesaggio toscano.
5. Sostegno alle comunità energetiche, vere protagoniste della transizione.
Le parole di Milena Gabanelli ci ricordano che non è la popolazione a rallentare la transizione ecologica, ma la mancanza di una strategia coerente e di regole chiare.
Noi siamo pronti a fare la nostra parte, per un'energia pulita, giusta e rispettosa del territorio.
Viterbo capitale europea dei giovani ricercatori: alla Tuscia il FuseNet PhD Event 2026
VITERBO - Si terrà a Viterbo, presso la Scuola di Ingegneria e Design dell'Università della Tuscia, l'edizione 2026 del FuseNet PhD Event, il principale incontro annuale dedicato ai dottorandi europei nel campo della fusione nucleare.
L'annuncio ufficiale è stato dato durante l'edizione 2025 del FuseNet PhD Event, svoltasi presso il sito di ITER a Cadarache, in Francia, il più grande e ambizioso esperimento mondiale per la realizzazione della fusione nucleare controllata e simbolo della cooperazione scientifica internazionale.
Nel corso dell'evento, che ha visto la partecipazione di oltre 150 dottorandi provenienti da tutta Europa, è stato presentato un video promozionale dedicato all'Ateneo della Tuscia e alla città di Viterbo (link al video), suscitando grande entusiasmo e interesse tra i partecipanti.
Il PhD Event è organizzato e finanziato da FuseNet, la rete europea che coordina la formazione nel campo della fusione nucleare, promuovendo la collaborazione tra università, centri di ricerca e industrie del settore, nonché la mobilità di ricercatori e studenti.
L'edizione di Viterbo coinciderà con il decimo anniversario del gruppo di ricerca sulla fusione nucleare dell'Università della Tuscia, attivo dal 2016 e impegnato in collaborazioni internazionali e progetti innovativi, tra cui TRUST (Tuscia Research University Small Tokamak), esperimento accademico in fase di realizzazione presso l'Ateneo.
'Ospitare il FuseNet PhD Event alla Tuscia è un risultato di grande prestigio,' afferma la prof.ssa Tiziana Laureti, Rettrice dell'Università della Tuscia. 'Essere annunciati direttamente da ITER, in Francia, il cuore della ricerca mondiale sulla fusione, è motivo di orgoglio e riconoscimento della qualità della nostra ricerca e formazione.'
'L'arrivo a Viterbo di centinaia di giovani ricercatori da tutta Europa – conclude la Rettrice – rappresenterà anche un'importante occasione di valorizzazione per la città e il territorio, che offriranno un contesto unico dove innovazione e tradizione si incontrano, rafforzando l'immagine della Tuscia come luogo di eccellenza, accoglienza e sapere'.